La popolazione iraniana dovrà fare a meno di Gmail. Lo ha stabilito il regime, da cui è giunto un ordine restrittivo che ha portato il servizio di posta di Google offline all’interno dei confini del paese. Anche in questo caso Google è al centro di una sfida che va oltre la sola sfera tecnologica: la sfera politica ha concentrato sull’Iran le attenzioni di tutto il mondo e, con la protesta che lievita ormai da mesi, il regime sta chiudendo gli ultimi flussi comunicativi incontrollati rimasti per riuscire a soffocare la rivolta e gestire la situazione.
In Iran i mezzi di comunicazione sono tutti sotto controllo. Tutti tranne, parzialmente, uno: la Rete. I tentativi di filtrare il Web sono in atto da anni. Era il lontano 2001 quando in Iran si chiudevano 400 Internet Café e si vietava l’accesso al web ai minori di 18 anni, dunque non occorre stupirsi se a distanza di un decennio la situazione è quella attuale. La Rete, per sua natura, è però “liquida” e difficilmente arrestabile. Il regime ha però ora piena intenzione di controllare anche i flussi delle comunicazioni personali e agire su Gmail (una casella di posta elettronica, peraltro controllata da un gruppo proprio dell’invadenza occidentale) è cosa considerata simbolica e risolutiva.
Google ha confermato quanto indicato dall’Iran Telecommunication Company: il traffico su Gmail dall’Iran è crollato nel giro di poche ore. Ma la repressione di Mahmoud Ahmadinejad sembra volersi spingere oltre, procurando agli utenti anche un sostituto il cui uso verrà in qualche modo forzato: una casella di posta elettronica di Stato è in preparazione, consentendo così comunicazioni personali via email con la possibilità di controllarne i flussi ed i contenuti.
Iran Telecommunication Research Center
Il controllo della Rete si è già pesantemente scagliato su Facebook, FriendFeed e Badoo, dunque non stupisce l’accanimento odierno su Gmail, soprattutto in concomitanza con il lancio di Google Buzz (servizio che il regime locale non può che mettere all’indice coerentemente con il proprio approccio censorio ed oltranzista). Ma la Rete è lo strumento e non l’obiettivo finale: sequestrate, infatti, anche antenne satellitari ed altri strumenti che permettono flussi informativi dall’estero verso il paese, il che non fa altro che rinforzare l’isolamento politico e comunicativo dell’Iran dal resto del mondo.
La chiusura di Gmail è soltanto l’ultima puntata di una storia che l’Iran sta scrivendo ormai da tempo. Ed è una storia che sta portando la situazione alle estreme conseguenze. Dal nucleare alla questione israeliana, dalla rivolta politica alla rivoluzione islamica (di cui decorre il 31esimo anniversario in queste ore, con le tv di stato a produrre a flusso continuo le immagini dell’Ayatollah Ali Khamenei in omaggio alla sua figura): ogni argomento è ormai motivo di scontro ideologico e la gestione della comunicazione è fondamentale per il mantenimento di un ordine che poco alla volta sembra andare sgretolandosi: articolo dopo articolo, filmato dopo filmato, bit dopo bit.