«Negli ultimi anni in Italia c’è stato un aumento significativo di cittadini multi-mediali, che erano il 46,6% nel 2002 e sono diventati il 53% nel 2006. Un incremento importante, raggiunto grazie all’apporto delle fasce più giovani e più istruite della popolazione, ma con cui non riusciamo a colmare il divario che ancora ci separa dal resto d’Europa»: in poche righe il Censis riassume il succo del rapporto 2006 in relazione al rapporto tra gli italiani ed il mondo dei media. Ne emerge un quadro in via di miglioramento, ma con il paese ancor sempre più lento rispetto alla media europea: il gap aumenta, l’Italia non ha ancora trovato il ritmo giusto.
I numeri raccolti dal Censis dipingono un quadro sufficientemente evidente: «nel confronto fra cittadini che usano (sanno usare) sostanzialmente un solo media (ossia la televisione) e cittadini che invece usano (sanno usare) sostanzialmente tutti i media a disposizione siamo in coda in Europa. L’unico paese con un profilo simile al nostro è la Francia (con il 47,1% di mono-mediali rispetto al nostro 47%), mentre la Spagna (61,3% di multi-mediali), la Germania (67,7%) e la Gran Bretagna (74,9%) si collocano su posizioni molto distanti». Italia, dunque, ancora una volta dipinta come paese di teledipendenti in cui il mezzo informatico fatica ad imporsi nelle abitudini quotidiane e rispetta in ciò esclusivamente il ritmo di sostituzione tracciato dall’evolversi generazionale.
Oltre metà della popolazione ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, radio e tv continuano a dominare lo scenario dei media, la musica si impone per l’importanza ricoperta nell’opinione pubblica. In questo quadro Internet rimane ancora una volta ai margini, anche se le nicchie di popolazione che ne fanno uso trasmettono nel sondaggio grande soddisfazione nei confronti dello strumento. Internet cresce piano, dunque, ma bene. L’Italia non è diversa dal resto dell’Europa, insomma, ma semplicemente penalizzata da un passato che grava ancora e pesatemente sul presente e sul futuro prossimo del paese.