L’e-commerce per l’elettronica di consumo è una grande promessa per il futuro, ma in Italia il settore ancora dimostra di non saper prendere il volo al pari di quanto accade in altri paesi europei. In Italia, infatti, il commercio elettronico cresce, ma con un ritmo a marcia ridotta e con un trend di crescita non paragonabile a quello messo a segno in altre realtà più mature.
I dati che fotografano il momento sono quelli della Gfk Retail and Technology presentati in collaborazione con l’associazione Andec (Associazione Nazionale Importatori e Produttori Elettronica Civile): l’Italia chiude il 2010 con una ascesa pari al 6.8% (con un giro d’affari pari a 848 milioni di euro), il che significa un ritmo accelerato rispetto alla media di mercato della tecnologia di consumo, ma il tutto ben al di sotto del +13,6% messo a segno a livello europeo.
Fotografia (9.9%), elettronica di consumo (6.5%), informatica (5.4%) e telefonia (2.8%) sono gli ambiti nel quali le vendite via internet offrono i risultati migliori. In generale, però, la grande distribuzione sembra ancora sapersi difendere bene ed in questa dinamica v’è una componente a fare la differenza: il prezzo. Mentre i canali online non sembrano sempre pronti a mettere sul piatto una scontistica realmente concorrenziale, la distribuzione tradizionale è invece sempre pronta a colpire di offerta in offerta, tenendo così alta l’attenzione sui propri punti vendita e difendendo pertanto le proprie posizioni sui numeri del mercato di massa. Se al mercato online si rivolge l’esperto, l’utente più avanzato e l’utente più informato, in generale i grandi numeri si riversano ancora alla cassa ed agli scaffali dei grandi marchi della distribuzione tradizionale, rallentando così la rivoluzione elettronica sul mercato nostrano.
Prezzi non concorrenziali, timore per le truffe, scarsa disponibilità ad offrire i dati per i pagamenti online, difficoltà nelle consegne, analfabetismo digitale diffuso: gli ostacoli che deve affrontare l’e-commerce italiano sono sempre più sottili, ma ancora tali da rallentare in modo significativo l’esplorazione delle potenzialità che il settore potrebbe invece esprimere in un contesto con maggiori facilitazioni.