59 italiani su 100 hanno accesso ad Internet: nel 2006 erano 40. La crescita è stata dunque per certi versi costante ed in linea con quanto accaduto a livello comunitario, ma partendo da una situazione di ritardo che in un quadriennio non è stata in alcun modo recuperata. Ne consegue pertanto una situazione che permane difficile, difficilissima: gli unici paesi dell’Unione Europea ad avere una penetrazione della rete minore sono la Bulgaria (33%), la Grecia (46%), l’Ungheria (60%), il Portogallo (54%) e la Romania (42%).
Ma la situazione si fa ancor più complessa se si valuta la situazione a livello di banda larga: in Italia, infatti, l’accesso ad una rete di sufficienti performance per godere realmente delle opportunità che Internet offre è appannaggio di appena il 49% della popolazione: la crescita è stata forte rispetto al 16% di quattro anni or sono, ma ancora una volta il ritardo rispetto alla media europea (passato dal 30% al 61%) rimane sostanzialmente stabile così come stabile rimane una posizione di rincalzo rispetto ai paesi più avanzati del continente.
I dati relativi alla situazione italiana sono stati pubblicati da Eurostat (pdf) e sono approfonditi da una ulteriore analisi: circa l’80% dell’utenza usa la posta elettronica (la media europea è pari al 90%), mentre l’uso di strumenti più elaborati quali blog, social network e videochiamate è qualcosa di accreditabile soprattutto ai più giovani. La sensazione che trapela dai numeri, insomma, è quella di un paese fermo sui media tradizionali e pronto a spostarsi sulla Rete soltanto sulla scia di un normale ricambio generazionale.
Sono i giovani ad imporre la rivoluzione digitale all’Italia. Il che, in un paese con un bassissimo tasso di nascite ed un invecchiamento continuo della popolazione media, non è un buon segnale per il futuro prossimo. L’impasse che vive lo sviluppo di una rete di nuova generazione, il cui destino appare oltremodo pendente dalla possibilità di un aiuto di Stato agli investimenti privati (proprio ora che il Governo vive la sua parabola discendente verso le elezioni), non migliora il contesto: il rischio è una volta di più quello di non cogliere le enormi opportunità sociali ed economiche che la penetrazione di Internet nella cultura e nell’economia potrebbe apportare.