Un’operazione senza precedenti per il nostro paese ha portato nelle ore scorse al sequestro di ben 27 domini Internet, per motivazioni legate alla tutela del copyright. Tra i portali coinvolti alcune delle realtà più attive nell’ambito del file sharing e in quello legato allo streaming online, come NowVideo, NowDownload, Videopremium, Rapidgator, Bitshare, Cyberlocker, Clips House e Uploaded, al momento irraggiungibili dall’Italia.
Tutto ha preso il via con la denuncia giunta a fine febbraio sulla scrivania della Polizia Postale di Roma, firmata dalla società che nel novembre scorso ha portato nelle sale cinematografiche del nostro paese il film d’animazione “Un mostro a Parigi” (nell’immagine di apertura). La pellicola è stata poi messa a disposizione per il download e la visione gratuita, in modo non autorizzato, su alcuni dei portali interessati dal blocco. Le autorità competenti hanno così avviato un’indagine, che nel giro di poche settimane è sfociata nell’istanza di oscuramento degli indirizzi inoltrata dal Pubblico Ministero al GIP della capitale. Richiesta accolta e siti offline.
Come scrive Fulvio Sarzana sulle pagine del Fatto Quotidiano, si tratta della seconda operazione di questo tipo per portata in un paese occidentale, superata solo da quella del 2010 voluta negli Stati Uniti da Homeland Security (con più di 70 domini coinvolti), senza precedenti se si considera esclusivamente l’Italia. Alcune delle piattaforme interessate sembra abbiano già provveduto a mettere in campo strategie per aggirare il blocco, veicolando il traffico attraverso nuovi DNS o suggerendo l’utilizzo di proxy, mentre altri per proteggersi da eventuali sanzioni hanno definitivamente sospeso la fornitura del servizio verso l’utenza del nostro paese.
La decisione è destinata a far discutere. Se la denuncia di chi vede violato il diritto d’autore è senza alcun dubbio legittima, vanno tenute altrettanto in considerazione le lamentele di tutti coloro che in questo modo si vedono impossibilitati a usufruire di un servizio sottoscritto e pagato, che in molti casi non ha nulla a che vedere con la condivisione di materiale protetto da copyright. Buona parte dei servizi interessati dal provvedimento offrono infatti lo spazio necessario all’invio e allo scambio online di file pesanti, di grandi dimensioni, ma questo non significa che ad essere caricati sui server siano per forza di cose film o altro materiale pirata.