«Tra i 12 paesi meno virtuosi, l’Italia, in solo sei mesi, scala cinque posizioni passando dal tredicesimo posto (1,59% di spam globale prodotto) all’ottavo con il 3%»: così Sophos descrive il grave peggioramento della responsabilità italiana nella produzione dello spam a livello mondiale. I principali responsabili del fenomeno (che Sophos elenca nella sua nota “sporca dozzina”) sono i seguenti:
- Stati Uniti (23,2%)
- Cina (20,0%)
- Corea del Sud (7,5%)
- Francia (5,2%)
- Spagna (4,8%)
- Polonia (3,6%)
- Brasile (3,1%)
- Italia (3,0%)
- Germania (2,5%)
- Gran Bretagna (1,8%)
- Taiwan (1,7%)
- Giappone (1,6%)
Una fetta del 22% è suddivisa dal resto dei paesi non elencati nella top 12. L’Asia risulta essere il continente che produce la maggior quantità di spam raggiungendo il 40.2% del totale. L’Europa è al 27.1% e l’America del Nord si ferma al 25.7%. Negli Stati Uniti, in particolare, un importante limite allo spam sarebbe rappresentato dalla cosiddetta CAN-SPAM, legge molto discussa che, pur non rappresentando una rivoluzione, qualche risultato in cassa lo avrebbe portato. Spiega Walter Narisoni, Security Consultant di Sophos Italia: «dall’entrata in vigore della legge CAN-SPAM nel 2004, abbiamo assistito finora, da un trimestre all’altro, a una lieve, ma costante, flessione del volume di spam proveniente dagli Stati Uniti […] Considerati i numerosi arresti e le severe sanzioni pecuniarie comminate agli spammer, non si può certo rimproverare al governo degli Stati Uniti di non aver preso provvedimenti contro il fenomeno dello spamming. Tuttavia, per poter ridurre in modo significativo il volume di spam prodotto, è necessario forse che gli utenti privati statunitensi proteggano in modo adeguato i propri computer, affinché non vengano sfruttati come computer zombie.
Sophos segnala inoltre il caso russo in una case history a parte: «[…] Sophos ha le prove che gli spammer russi controllano vaste reti di PC zombie. Di recente Sophos ha scoperto un tariffario russo dello spamming che offriva la distribuzione di messaggi a undici milioni di indirizzi e-mail russi alla modica cifra di 500 dollari. Inoltre, per soli 50 dollari, le società potevano ordinare l’invio di messaggi a un milione di indirizzi e-mail in qualsiasi Paese». Interessante, infine, considerare il fatto che sarebbe aumentata la quantità di mail contenente grafica piuttosto del semplice testo, passando dal 18.2% dello scorso Gennaio al 35.9% di Giugno: «utilizzando le immagini al posto del testo, questi messaggi sono in grado di bypassare i filtri antispam basati sull’analisi del contenuto testuale».