Nonostante le rassicurazioni e gli annunci dei ministri Bondi e Maroni secondo cui nessuna azione particolarmente repressiva sarebbe stata adottata contro gli sharer, pare invece che concretamente le cose vadano nella direzione opposta.
Sembra infatti che l’Italia abbia deciso di seguire il modello francese nella lotta alla pirateria digitale; stando alle prime notizie trapelate, Bondi avrebbe firmato un accordo di cooperazione con il governo d’oltralpe finalizzato ad adottare strategie comuni nella lotta al file sharing illegale.
Com’è noto il modello Sarkozy prevede una forte cooperazione (forzosa) dei provider che una volta accertata la condotta illegale di un utente dovrebbero inizialmente avvisarlo intimandolo di smettere, successivamente il “presunto colpevole” andrebbe incontro ad una riduzione di banda e infine, qualora gli illeciti continuassero, il provider potrebbe risolvere unilateralmente il contratto.
Se davvero l’Italia dovesse seguire la dottrina francese e obbligare i provider a disconnettere gli utenti scoperti a violare ripetutamente il diritto d’autore, è facile prevedere forti proteste degli sharer e degli stessi ISP che rischierebbero di perdere un numero elevatissimo di clienti con una diminuzione enorme del profitto.
Occorre inoltre capire come sia tecnicamente possibile agire sulle linee telefoniche dato che non è mai l’ISP ad eseguire lavori sulle infrastrutture, ma ditte appaltatrici per non parlare dei tempi tecnici necessari per distaccare gli utenti.
Credo sia giunto il momento che tutti gli utenti italiani delle reti P2P facciano sentire la loro voce chiedendo al governo di pronunciarsi in modo chiaro e preciso senza fraintendimenti e improvvisi mutamenti di rotta. Occorre capire quali linee guida il ministro Bondi intenda davvero seguire e magari richiedere un tavolo tecnico composto da rappresentanti del governo, provider e associazioni dei consumatori al fine di elaborare proposte e linee guida che il governo dovrebbe poi obbligatoriamente seguire.