Una nuova agenda globale per Internet. Questo il tema al centro del workshop promosso da Alleanza per internet che si terrà domani alla Farnesina. Luogo istituzionale per un incontro ai massimi livelli, dato che l’ospite di riguardo sarà il Segretario generale dell’ITU, Hamadoun Touré. Dopo l’assemblea di Dubai e l’approvazione sofferta del nuovo documento – rifiutato dagli Stati Uniti – l’unione internazionale per le telecomunicazioni arriva in Italia, uno dei paesi firmatari, per discutere di una nuova agenda.
Presso la sede del ministero degli Esteri, L’Alleanza presieduta da Francesco Pizzetti ha invitato speaker di prim’ordine, tutti membri dei board e degli enti più importanti: da Nigel Hickson, vice presidente europeo dell’ICANN, a Luigi Gambardella dell’ETNO, ma anche professori come Jonathan Liebenau, della London School of Economics, a Eli Noam della Columbia, e colosso della Rete, rappresentati fra i tanti da Jean-Jacques Sahel, direttore degli affari istituzionali di Microsoft per l’Europa, e Erika Mann di Facebook. Padrone di casa, naturalmente, il ministro Giulio Terzi.
Di cosa parleranno? In una nota viene spiegato che si vuole facilitare la discussione sull’esigenza di una nuova agenda globale per Internet. Gambardella, tra i fautori di #All4I, così chiarisce:
Per quanto nel corso della Conferenza di Dubai siano emerse posizioni diverse e in alcuni casi conflittuali tra i governi, è importante riconoscere il merito del dibattito che si è aperto e il valore di tutte le idee che hanno contributo ad una riflessione comune su quale debba essere il ruolo delle autorità pubbliche nel governo di Internet e nello sviluppo delle reti. In particolare la transizione globale verso un sistema di reti a banda larga fisse e mobili.
Sul tavolo, all’attenzione del segretario Touré, che dirà la sua, c’è il ruolo delle ITC, che preoccupa anche la Commissione Europea, la diffusione delle infrastrutture che migliori il rapporto fra queste e i paesi poveri senza per questo ridurre le libertà e la neutralità della rete, e naturalmente – cavallo di battaglia dell’ITU, che ha irritato non poco Google – quel diritto all’oblìo e alla privacy che l’organizzazione mondiale considera elemento sufficiente a mettere mano politicamente, attraverso l’assemblea generale delle nazioni, all’attuale Rete gestita dall’ICANN e dai padroni (privati) delle informazioni che vi scorrono.
Argomento delicatissimo, che riguarda la capacità delle imprese di gestire al meglio il traffico sulle reti rispetto all’eventuale intervento di una superiore volontà politica indirizzata a uno sviluppo superiore, più globale, di Internet.