L’incapacità di Napster di inserirsi nella vera competizione con iTunes di Apple non sarebbe tutta causata da colpe interne al gruppo. Secondo Chris Gorog, CEO Napster, le motivazioni vanno ricercate nella complessità strutturale del modello basato su Microsoft che, a differenza di quanto posto in essere da Apple, non concentra sotto un nome solo tutta la filiera, ma attribuisce più attori nei vari ruoli. Se Napster non mette in difficoltà Apple, insomma, i motivi sono da ricercarsi in Microsoft ed in parte nei produttori dei player multimediali.
Così Gorog secondo quanto riportato da Reuters: «la nostra attività si basa su un software digitale per la gestione dei diritti della Microsoft e il nostro modello di business si basa anche sull’ecosistema Microsoft di produttori di apparecchi […] E’ molto più complesso organizzarsi bene che costruire un solo apparecchio e un solo servizio come ha fatto la Apple». Lo scaricabarile era comunque iniziato già da tempo: i produttori dei player musicali incolpavano i music store in area Microsoft di non essere all’altezza del competitor iTunes (dichiarazione di Choi Gee-sung, Presidente Samsung) e quella odierna di Gorog sembra essere una risposta puntuale alle accuse piovute sul proprio gruppo.
Apple, insomma, non ha rivali. Per questo Microsoft avrebbe pensato di prendere la situazione in mano e creare in proprio lo strumento hardware (il music store MSN già c’è) in grado di rilanciare la competitività: Origami è al momento il maggior indiziato. In ballo c’è il controllo del mercato dell’intrattenimento digitale, ma in campo c’è anche e soprattutto uno scontro tra due sistemi differenti di Digital Right Management, il che significa un qualcosa di molto più ampio del semplice mercato dei file musicali.
In una intervista all’Australian IT, Gorog ha inoltre aperto alla possibilità di cedere il gruppo: al momento l’ipotesi non è presa in considerazione, ma l’ammissione è che «un accordo verrà siglato quando sarà nell’interesse degli azionisti del gruppo». La porta è aperta (secondo alcuni rumor smentiti dai gruppi coinvolti, Google potrebbe essere interessato) e il mercato non ha ancora stabilito con certezza quale sarà in futuro il nome che dovrà controllarne i destini: se è vero che solo il 5% della musica venduta è stata distribuita per via digitale, secondo Gorog i tempi non sarebbero ancora maturi per poter attribuire ad Apple gli onori della vittoria.