L’introduzione da parte di Google della nuova funzione Search plus Your World ha destato più di una perplessità. Chi ha intravisto problemi a livello di antitrust, chi ha visto una deviazione rispetto all’evoluzione storica del motore di ricerca, chi vede il servizio appesantito da un orpello, chi si sente forzato all’uso di Google+. La prima voce a levarsi con forza contro la nuova funzione è quella di Twitter. E a distanza di poche ore giunge a stretto giro di posta anche la risposta di Google.
Twitter ha espresso palese sconcerto per quanto posto in essere dal team di Mountain View. La ricerca “personale” aggiunta alla ricerca tradizionale tramite Search plus Your World, infatti, altro non fa che ricalcare e sostituire quella che era stata in passato la “social search” basata sui tweet del social network rivale. I fatti sono però noti: la trattativa tra Twitter e Google non ha dato esiti positivi, le parti hanno rotto la collaborazione ed i tweet sono così scomparsi dal motore di ricerca con effetto immediato.
Per anni le persone si sono affidate a Google per accedere ai risultati più rilevanti ogni qualvolta volevano trovare qualcosa su Internet. A volte volevano sapere qualcosa di più circa gli eventi e le breaking news. Twitter è emerso come una fonte vitale per queste informazioni real-time, con più di 100 milioni di utenti che inviano 250 miloni di tweet ogni giorno su ogni argomento. Come abbiamo visto più e più volte, la notizie sono apparse prima su Twitter; come risultato, gli account Twitter ed i tweet sono spesso risultati rilevanti.
Siamo sconcertati del fatto che i cambiamenti imposti da Google renderanno la ricerca delle informazioni più ardua per chiunque. Pensiamo non sia cosa buona per le persone, per gli editori, per il giornalismo e per gli utenti di Twitter.
Il social network a 140 caratteri non si è certo limitato a 140 caratteri ed ha invece espresso con estrema chiarezza i propri dubbi sul comportamento del motore, il quale ha scelto di sostituire Twitter con Google+ per dar corpo ad un layer sociale che migliorasse il servizio agli utenti. La risposta di Google è invece estremamente più scarna, ma altrettanto significativa:
Siamo un tantino sorpresi dal commento di Twitter a proposito di Search plus Your World, perché hanno scelto loro di non rinnovare l’accordo con noi la scorsa estate e da allora abbiamo osservato le loro istruzioni di
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Breve e pungente: perché contestare a Google quel che è invece è stata una precisa scelta di Twitter? Sfruttando il proprio profilo Google+, insomma, Google respinge le accuse al mittente e tocca nel vivo il nocciolo della questione: si può imputare a Google una violazione delle normative antitrust se preferisce il proprio social network agli altri, dal momento in cui gli altri non aprono il proprio sistema a Google? O la caduta dell’accordo può essere imputabile a Google, in virtù di nuove ambizioni che più non colimavano con le prospettive della controparte?
La questione è oltremodo spinosa. Se lo scontro è nato tra Twitter e Google+ non è probabilmente un caso, comunque: la natura e la dimensione del social network di Mountain View mette infatti Google+ soprattutto in competizione con Twitter, i cui meccanismi sono più simili che non a quelli del leader Facebook. Facebook, in questo frangente, si è invece chiamato fuori dalla querelle evitando ogni commento.
Inevitabilmente Google dovrà comunque qualche spiegazione ai detrattori del nuovo servizio, secondo i quali il porting di Google+ su Google altro non è se non un traino bello e buono: trasferire il traffico dal motore di ricerca al social network, creare dinamiche SEO che incoraggiano all’apertura di pagine su Google+ e la sostituzione di network esterni con uno di proprietà sono tutti argomenti sufficienti per stuzzicare importanti punti interrogativi.