“State of the Internet”, “Lo stato di Internet”, è questo il nome del nuovo rapporto pubblicato oggi da Akamai Technologies: un report che fotografa le condizioni della Rete, delle infrastrutture dedicate alla connettività e le abitudini degli utenti di tutto il mondo. Lo studio fa riferimento al secondo trimestre 2012 e i dati riguardanti il nostro paese sono tutt’altro che rassicuranti.
L’Italia si piazza al nono posto in una classifica di cui andare poco fieri, ovvero quella relativa al numero di attacchi informatici, con il 2,1% in crescita rispetto all’1,9% del Q1 2012. A guidare questa particolare chart è la Cina (16%), seguita da Stati Uniti (12%) e Turchia (7,6%).
Per quanto riguarda la penetrazione di Internet, si parla di un aumento del 10% circa in dodici mesi nel volume di IPv4 unici registrati, 665 milioni in totale provenienti da 242 paesi. Considerando che un indirizzo IP può essere condiviso da più utenti, il numero di persone connesse alla piattaforma di Akamai risulta superiore al miliardo. Parte della crescita è dovuta anche all’utenza italiana, aumentata addirittura del 25% in un anno e del 6% in soli tre mesi.
Pessime notizie in ambito banda larga: l’Italia frena nel secondo trimestre dell’anno, stabilizzando la quota di cittadini con accesso a linee veloci al 28%. Solamente il 2,6% dispone di una connessione high broadband, ovvero da oltre 10 Mbps. Servono dunque investimenti mirati e potenziamento delle infrastrutture, per uscire da una situazione stagnante che vede alcune zone ancora afflitte dalla piaga del digital divide.
Scende del 3% in tre mesi (e del 4% in un anno) la velocità media del servizio sul nostro territorio, ferma a 4 Mbps e molto lontana dai valori di paesi come Svizzera (8,4 Mbps), Olanda, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia. Il picco medio più altro spetta alla Romania, con 38,6 Mbps. Non va molto meglio nemmeno in ambito mobile, con i network messi a disposizione dagli operatori telefonici che offrono una banda media compresa tra 1,8 e 3,09 Mbps, a fronte di velocità dichiarate di gran lunga maggiori.