Continuano le ricerche nel campo dell’archiviazione dati, con il duplice obiettivo di incrementare la densità di informazioni che è possibile salvare per unità di superficie e di ridurre i costi. L’ultima idea giunge dall’Oregon State University, ove un team di ricercatori ha mostrato i risultati ottenuti negli ultimi mesi per migliorare lo storage magnetico dei dati: il team in questione ha infatti partorito un sistema che, utilizzando onde sonore ad alte frequenze, consente un sensibile incremento della quantità di informazioni archiviabili in un supporto magnetico.
Nello specifico, l’idea di fondo è quella di bombardare una porzione del supporto con degli ultrasuoni, il cui effetto è quello di modificare il materiale con il quale è costituita la memoria utilizzata: la conseguenza principale è quasi una vera e propria dilatazione del materiale, con la possibilità di immettere un maggiore quantitativo di dati. Una volta rimossa la fonte di onde sonore ad alta frequenza, il materiale torna alla sua configurazione originale, mantenendo al proprio interno le informazioni salvate.
«Questa tecnologia ci consentirà di unire i benefici dell’elettronica allo stato solido con l’archiviazione magnetica, creando sistemi di memoria non volatili che archivino maggiori quantità di dati in meno spazio, utilizzando meno potenza» ha dichiarato Albrecht Jander, uno dei professori che hanno collaborato alle attività di ricerca. L’idea, insomma, potrebbe apportare benefici non solo alle memorie magnetiche in senso stretto, presenti sia all’interno di dispositivi elettronici che di altri oggetti come carte di credito, chiavi magnetiche ed altri strumenti simili, ma anche al settore delle memorie allo stato solido, con SSD decisamente più capienti rispetto a quelle odierne, con costi sicuramente più contenuti.
La tecnologia in questione potrebbe quindi giungere presto sul mercato per rivoluzionare il modo di archiviare dati all’interno di supporti magnetici, consentendo un sensibile incremento nelle capacità di questi ultimi senza innalzare eccessivamente i costi. Al momento gli autori della ricerca sono in attesa per l’approvazione del brevetto ed hanno già presentato pubblicamente i primi prototipi di quelli che potrebbero essere i dispositivi di storage ad onde sonore del futuro.