Uno dei principali motivi per cui vi è un limite alla capacità massima di storage di un supporto magnetico, ad esempio un hard disk, è il fatto che i bit di dati non possono essere posti troppo vicini uno all’altro.
Questo tipo di dispositivi è soggetto a un fenomeno fisico (Superparamagnetism) che si presenta nelle situazioni in cui i bit sui quali devono essere scritti i dati si trovano a distanza troppo ridotta.
Semplificando molto, possiamo dire che la vicinanza provoca dei disturbi nello stato della materia, che rendono il supporto illeggibile.
Una soluzione a questo problema è giunta con l’introduzione del Perpendicular Magnetic Recording (PMR), una tecnologia di scrittura dei dati che garantisce un migliore sfruttamento della superficie a disposizione, permettendo una densità di archiviazione maggiore rispetto alle soluzioni classiche.
Sebbene tale stratagemma abbia permesso di raggiungere capacità di archiviazione che raggiungono il Terabyte, persistono dei limiti fisici non risolvibili.
Un metodo alternativo per la memorizzazione di grandi moli di dati è lo Storage Olografico, una tecnologia pensata più di 20 anni fa che si sta avvicinando solo oggi al mercato. Entro la fine dell’anno, potremo vedere i primi supporti olografici in grado di contenere 1,6TB di dati (1600 Gigabyte).
Se in passato lo storage olografico era limitato da velocità di scrittura e lettura molto ridotte (3Mbit/s), in futuro, grazie a Sony, le velocità potrebbero aumentare radicalmente: pare infatti che il colosso nipponico abbia progettato un sistema in grado di raggiungere 107Mbit/s in scrittura e 92Mbit/s in lettura e che vi sia l’intenzione di decuplicare i risultati ottenuti in tempi relativamente brevi.
Bisogna, però, tener conto del fatto che al momento questa tecnologia è utilizzata solamente dalle grandi aziende e dai governi e che il costo di un solo drive si aggira intorno ai 18.000 dollari.