Un articolo pubblicato ieri da Politico.com mostra come Apple sia tra le società tecnologiche più grandi negli Stati Uniti a spendere meno in attività di lobbying e federali. Il dato è relativo al primo trimestre 2012 ed è stato pubblicato in un grafico del Congressional Lobbying Disclosure Reports, e secondo qualche esperto potrebbe mettere in una posizione difficile il colosso di Cupertino soprattutto per quanto riguarda alcune questioni legali.
Si pensi ad esempio alla violazione delle leggi antitrust sui prezzi degli ebook o a quanto è emerso qualche settimana fa sulle tasse pagate in entità minore rispetto quanto guadagnato grazie a qualche stratagemma territoriale, senza contare del resto tutte le diatribe legali su brevetti con altre società di tutto il mondo. Nonostante sia una delle aziende hi-tech più importanti degli Stati Uniti, la spesa in attività di lobbying è davvero ridotta al minimo sindacale: nei primi tre mesi del 2012 è stata pari a soli 500.000 dollari.
Nulla in confronto a Google, che ha invece speso dieci volte di più dall’alto dei suoi 5 milioni. Cifra che sale a 6,8 milioni se messa insieme a quella Microsoft, che detiene la seconda posizione in questa speciale classifica. Nel range compreso tra 1,6 milioni di dollari e 620.000 rientrano aziende, in ordine di ranking, come HP, IBM, Oracle, Cisco System, Amazon, Intel ,Facebook e Dell. In ultima posizione, appunto, c’è invece Apple.
Cupertino peraltro non partecipa mai a quei comitati di azione politica, comunemente chiamati Political Action Committee, in cui vengono assegnati contributi privati alle campagne elettorali. Secondo Jeff Miller, che è stato primo consigliere presso la Commissione Giudiziaria del Senato per otto anni, una scelta del genere può considerarsi un forte rischio:
«Non ho mai avuto un incontro con qualcuno che rappresentasse Apple. Ci sono state un sacco di compagnie tecnologiche che hanno scelto di non partecipare a Washington, e per la maggiorparte di loro questa strategia non ha affatto portato dei benifici».
Ma c’è anche chi difende il modus operandi dell’azienda, come una importante fonte anonima vicina a Washington che spiega come agisca in realtà il colosso della mela morsicata:
«Sì, è vero che non usano la vecchia strategia politica di Washington. Non vantano un massiccio numero di consulenti e di studi legali. Agiscono nell’ombra, ma in maniera rispettosa».