Che i colossi dell’hi-tech investissero parte dei propri guadagni in attività di lobbying non è una novità. Ma Google nel 2011 supera tutti: secondo le stime della banca dati Lobbying Disclosure Act, pubblicate trimestralmente dal Senato degli Stati Uniti, l’azienda di Mountain View ha infatti impiegato l’88% in più rispetto all’anno precedente, 9,68 milioni di dollari per essere precisi.
È nell’ultimo trimestre del 2011 che Google ha investito la cifra maggiore: 3,76 milioni di dollari, di cui 150.000 a favore delle leggi che regolamentano le connessioni a banda larga. Il resto BigG l’ha speso per il cloud computing, la libertà di espressione, la riservatezza dei dati e la censura: lobbying, in altre parole.
Finora Microsoft aveva detenuto il record: dai dati emerge che la cifra destinata dall’azienda di Bill Gates all’attività di lobbying nell’arco dell’anno appena finito è pari al 7,34 milioni di dollari, incrementando del 6% il suo interesse nei confronti delle decisioni politiche. Anche Facebook e Apple vengono citate nei dati, e i temi finanziati sono perlopiù simili: privacy, commercio online, libertà di espressione e, non ultima per importanza, la nuovissima proposta di legge SOPA.
Cifre sostanziose che, nel caso specifico di Google, vengono investite anche considerando le proprie vicende giudiziarie: nel giugno scorso a BigG è infatti stato notificato un mandato di comparizione, a causa delle messa in discussione dei criteri che regolano le ricerche sponsorizzate. Ad agosto, poi, l’azienda è stata multata per aver pubblicizzato medicinali di una farmacia canadese.
Concludendo, fino a marzo il motore di ricerca rischia di essere denunciato per abuso della propria posizione dominante da parte della Commissione UE. È forse un modo per garantirsi l’appoggio dei leader o davvero Google investe questi soldi per mero interesse nei confronti della politica?