Il locationgate che ha investito inizialmente Apple e il suo iPhone, nonché Google ed i suoi Android, ha successivamente mietuto un’altra vittima illustre, ovvero Microsoft, accusata di spiare i suoi utenti tramite Windows Phone. Tuttavia l’azienda di Redmond appare intenzionata a non accettare le accuse ed ha anzi pubblicato una risposta ufficiale con cui si rigetta ogni addebito difendendo le pratiche poste in essere con il proprio sistema operativo mobile.
L’azione legale degli utenti, depositata presso una corte federale di Seattle, afferma che nei dispositivi Microsoft sia stato inserito intenzionalmente un software per tracciare la posizione degli utenti ed ignorare le loro richieste di non essere rintracciati. E, nonostante le dichiarazioni di innocenza da parte dell’azienda di Redmond, gli utenti si sono lamentati ancora della presunta trasmissione di dati senza il loro consenso.
La risposta di Microsoft, invece, va nella direzione opposta: l’azienda ha affermato che i dati acquisiti e memorizzati nei database non possono essere collegati ad un determinato dispositivo o utente e che la trasmissione dei dati tramite la fotocamera di Windows Phone non consentirebbe l’individuazione di una persona. È tuttavia certo che Microsoft stia continuando le proprie indagini sulla questione, anche se l’approfondimento possa trattarsi di una questione formale per evitare una possibile multa come quella che Apple e Google hanno dovuto scontare in seguito alla decisione delle autorità.
Da parte sua, Microsoft sostiene che l’obiettivo del sistema è quello di offrire alle persone un controllo per determinare la posizione dei dispositivi. Ovvero: i dispositivi Windows Phone sfruttano un sistema di localizzazione, ma i dati raccolti non vengono utilizzati per individuare un utente e i suoi movimenti.