L’OCSE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha sollecitato il governo di Ankara a sbloccare l’accesso a siti come YouTube. Il sito di video sharing era stato bloccato a maggio del 2008 a causa di alcuni video che offendevano il padre della patria Mustafa Kemal Ataturk.
Dunja Mijatovic, rappresentante OCSE, ha dichiarato due giorni fa a Vienna:
Chiedo alle autorità turche di revocare le disposizioni che impediscono ai cittadini di essere parte della moderna società dell’informazione globale.
Una legge in vigore in Turchia dal 2007 autorizza i tribunali a bloccare l’accesso a siti contenenti materiale osceno o pornografico. Finora sono stati bloccati o rallentati più di 5.000 siti, tra cui anche Google Maps e Google Analytics.
La censura di YouTube era avvenuta a seguito della pubblicazione di alcuni video che ipotizzavano l’omosessualità di Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna. Il tribunale aveva definito un atto osceno l’accostamento del nome di Ataturk con l’aggettivo “gay”.
L’attuale presidente turco Abdullah Gul ha dichiarato su Twitter di non essere d’accordo alla censura di YouTube. Intanto, il ministro delle finanze Binali Yildirim ha chiesto a Google di registrarsi come contribuente in Turchia e di pagare le tasse, comprensive di arretrati, anche per YouTube.
Ricordiamo che la stessa Google due mesi fa ha lanciato una nuova applicazione per monitorare le richieste di censura da parte dei governi.