Non di solo testo vive Internet. Anzi. E che il futuro destino di Internet passi per il broadcasting è sotto gli occhi di tutti i grandi protagonisti della Rete, già in corsa per tenersi al passo con la svolta multimediale
in agguato con l’incombere della tecnologia a banda larga. Il fermento intorno
alla trasmissione audio-video è vario; è fatto di trovate per tradurre il
tutto in soldi suonanti nell’immediato, di grandi joint venture ma anche
di vecchi protagonisti che cercano di imporre le proprie regole alla Rete.
Diversi i dettagli indicativi di queste tendenze emerse negli ultimi giorni.
Yahoo! inaugura una nuova sezione di broadcasting cercando di convertire le potenzialità audio-video in un immediato rientro pubblicitario per controbilanciare la crisi del banner
in cui è incappata. Con il servizio lanciato l’altro ieri il portale mira
a colpire l’attenzione dei numerosi visitatori del portale propinandogli
la solita dose di pubblicità ma in modo meno indolore e (forse per quel
che più importa per il sito) più redditizia per le casse di Yahoo. Con l’intento
di diventare «il primo sito per divertimento», Yahoo ha puntato su
partner specializzati nella creazione dei contenuti (Walt Disney, ABC News.com
e ClassicMovies.com per i lungometraggi) da far precedere da piccoli spot
pubblicitari.
Venti di cambiamento anche sulla strada maestra del webcasting tracciata dalle grandi alleanze commerciali. A scompigliare il panorama esistente fatto di tre gruppi colossali (NetMusic di Aol-Time Warner, Duet ed il progetto di Microsoft)
per la distribuzione della musica online è stata la Vivendi-Universal legata
al progetto Duet. Il gruppo franco-americano strizza l’occhio alla Sony e
a Yahoo! per allargare.
L’intesa del progetto Duet dalla diffusione audio a quella video. Segno che
la Vivendi-Universal nella lotta dei contenuti per l’intrattenimento con
il diretto antagonista: Aol-Time Warner, non intende certo scendere a combattere
a mani nude nella distribuzione video.
Alla tendenza delle grandi net company ad accaparrarsi un posto
al sole nella diffusione di filmati e musica corrisponde l’irrigidimento
della vecchia guardia nella tutela dei copyright. La RIAA, forte della decisione del Copyright Office (l’ufficio per la tutela della proprietà intellettuale americana) batte cassa
per incassare le royalties dalle web-radio potendo contare proprio sull’appoggio
indiretto di quanti intendono fare della distribuzione audio-video su Internet
un terreno d’affari. I vecchi protagonisti dello sfruttamento di suoni ed
immagini alleandosi con le grandi net company bussano alle porte dei nuovi
arrivati cercando così di regolamentare il diffuso panorama della musica online in cui non c’è posto per le piccole realtà.
Le alleanze (più o meno alla luce del sole) lasciano intuire che
il tentativo di trasformare il Web nell’eldorado delle net company trasformando
l’afflusso ai siti in ricavi, ha come sua tappa obbligata il broadcasting.
Se tutti sono pronti a scommettere che la porta d’ingresso verso il guadagno
in Rete passi per le risorse audio-video, il gioco resta però nella mani di pochi colossi che si alleano tra di loro in accordi tutti al “gusto” di cartello