Google, Canon, SAP, Dropbox, Asana, Newegg: sono questi i nomi che danno vita al nuovo LOT Network, una sorta di cooperativa di aziende finalizzata alla tutela delle rispettive proprietà intellettuali al cospetto dell’attacco dei troll dei brevetti. La lotta ai patent-troll sta assumendo varie forme, una delle quali è quella del corporativismo tra aziende che hanno in comune ambiti e brevetti similari: metterli assieme su un unico fronte dovrebbe scoraggiare le ambizioni altrui per ridurne le velleità in tribunale.
LOT Network nasce come un grande contenitore nel quale le varie aziende vanno a confluire non tanto mettendo a disposizione i propri brevetti, ma firmando un accordo che consente a chiunque di entrare a far parte del progetto. Chi aderisce accetta insomma di cedere in licenza i propri brevetti a tutti gli altri partecipanti nel caso in cui un brevetto fosse venduto ad una azienda terza non compresa nel network medesimo. Così facendo si evita quindi che per qualsiasi motivo un “troll” possa entrarne in possesso (ad esempio rilevando aziende in fallimento, o facendo propri brevetti sottovalutati e sfruttabili come leva legale per smuovere potenziali monetizzazioni indebite).
Google è capofila dell’iniziativa. Dropbox, con apposito post sul blog ufficiale, ha sposato la causa spiegando come però la cosa non possa essere risolutiva: la soluzione vera deve arrivare dalle istituzioni e per questo motivo il gruppo invita il Congresso degli Stati Uniti a rendersi ben più proattivo di quanto non stia facendo in questa fase. Le proposte di riforma sono infatti tutte ferme al palo, nonostante da anni si prometta di mettere mano all’istituto dei brevetti per renderlo più meritocratico, stabile e sicuro.
La LOT Network è intesa come entità aperta e inclusiva: chiunque potrà entrarvi, a prescindere dall’ampiezza dell’azienda, aderendo semplicemente al principio di condivisione dei brevetti venduti a terzi. Così facendo la LOT Network diventa una sorta di buco nero dei brevetti, con cui si cerca di assorbire piccole aziende in pericolo e brevetti potenzialmente pericolosi per la solidità altrui. Fagocitare aziende grandi e piccole va a vantaggio di tutte, poiché maggiore è la massa del network e maggiore è la somma dei brevetti condivisi e disinnescati.
Secondo Dropbox, evitare di sperperare denaro nelle cause contro i patent troll significa poter avere più denaro da investire in ricerca e innovazione. In ballo ci sono decine di miliardi di dollari, con cause legali triplicate nel giro di 6 anni. L’iniziativa, nel caso di Canon, fa peraltro il paio con un accordo firmato nei giorni scorsi con Microsoft, ancora una volta per la condivisione dei brevetti. La linea è insomma sempre più diffusa: il brevetto come entità di tutela e non come leva di monetizzazione. La natura dei patent troll è tutto in questa sottile, ma sostanziale, differenza.