Prima venne il caso di Google, costretto a pagare 300.000 euro di ammenda per non aver tutelato il marchio Louis Vuitton sul proprio circuito AdWords: la concorrenza ne sfruttava il nome per richiamare utenti, il gruppo denunciò il motore di ricerca ed in appello Google dovette mollare la presa e cedere alle pressioni dell’accusa. Ora è il momento di eBay: Louis Vuitton accusa il gruppo di non aver fatto abbastanza per tutelare il marchio sul proprio market, ed è così che si torna in tribunale.
47 milioni di dollari, a tanto ammonta la richiesta nei confronti del market online: secondo Louis Vuitton sarebbero innumerevoli i capi contraffatti firmati “LV” e distribuiti su eBay, con quest’ultimo scarsamente impegnato a tutelare i marchi originali e probabilmente interessato a lasciar fare visti gli introiti ottenuti anche da questo tipo di commercio. eBay controbatte tramite la propria rappresentanza francese (è a Parigi che la denuncia è stata depositata) ricordando l’impegno di eBay e ponendo il gruppo come parte lesa in quanto completamente disinteressata al fomentare truffe ai danni dei propri clienti.
eBay, in effetti, da tempo palesa i propri intenti collaborativi nei confronti delle aziende che intendono difendere i propri marchi identificando i falsi messi in vendita online e limitandone lo smistamento (programma VeRO). Secondo la LVMH (ivi compresa la controllata Christian Dior Couture, anch’essa firmataria della denuncia), però, dal bazar non è giunta un’azione attiva sufficiente e si va dunque in tribunale a discutere del problema.
Per eBay quello di Louis Vuitton non è il primo caso simile in quanto già nel 2004 una denuncia era giunta dagli Stati Uniti per conto di Tiffany, gruppo impegnato nella vendita di gioielli e dichiaratamente danneggiato dal forte smercio di materiale contraffatto tramite il bazar online. Da allora le carte si sono fermate ad una analisi preventiva e non si è mai giunti ad una sentenza finale. Il titolo non ha essessivamente patito delle notizie provenienti dall’ambito legale ed il pacchetto azionario è tornato a salire dopo il violento scivolone legato alla debacle di Yahoo.