Ma davvero l’asta per le frequenze dell’LTE, il così detto 4G, è a rischio per il veto del Ministero della Difesa a concedere lo spettro di frequenze a 2,6Ghz? Probabilmente si, e lo si evince dalle dichiarazioni “troppo rassicuranti” di Corrado Calabrò, Presidente AGCOM. Corrado Calabrò ha infatti dichiarato che “Le frequenze della Difesa non sono sparite. Il ministero della Difesa ha mostrato una tendenza alla disponibilità. Saranno liberate perche’ non possono non esserlo.
C’e’ un forte e convergente interessamento, da parte del ministro dello Sviluppo economico, del ministro dell’Economia e della Presidenza del consiglio perche’ si acceleri il processo di digitalizzazione, in quanto non c’e’ dubbio che solo frequenze che non abbiano delle porzioni occupate possono essere utilizzate al meglio e, quindi, valorizzate nella gara.”
Termini come “disponibilità” ed “interessamento” fanno dunque capire che il Ministero della Difesa è sicuramente pronto a liberare lo spettro di frequenze da 2,6Ghz, ma non certamente gratis. La questione è delicata, perché come dicevamo, le frequenze da 2,6Ghz, sono un tassello fondamentale per le future reti a banda larga su standard LTE. Inoltre concedere più spazio nell’etere agli operatori è visto da tutti come un passaggio fondamentale per continuare nello sviluppo della banda larga mobile ed assicurare sopratutto una buona qualità del servizio.
Inoltre, come dicevamo l’altra volta, anche il Governo ha il suo interesse affinché l’asta si svolga il più presto possibile, visto che ha già dichiarato di voler ricavare almeno 2,4 miliardi di euro. Che succederà ora?