Un post di Luca Barbareschi apporta maggiore chiarezza sul progetto di legge che nei giorni passati si era pensato redatto direttamente dalla SIAE (e pertanto sospetto, visto che proprio alla SIAE tende ad offrire maggiori poteri nella regolamentazione sui diritti d’autore). Dopo la presa di posizione della scorsa settimana con cui l’on. Barbareschi assumeva su di sé ogni responsabilità per il progetto di legge, un nuovo post sul blog personale mette ora i puntini sulle “i” cercando anzitutto di calmare gli animi: «per cominciare a lavorare tutti assieme».
Spiega l’on. Barbareschi: «La novità più rilevante riguarda la delega al governo sulle piattaforme telematiche: lo Stato dovrà incentivare la realizzazione di provider per l’immissione e l’utilizzo legittimi e gratuiti di opere dell’ingegno. Le piattaforme saranno poi disciplinate secondo criteri precisi, come ad esempio quello di cercare di omologare la normativa vigente italiana con quella internazionale, sia per ciò che riguarda la formazione degli istituti di diritto d’autore, sia per il commercio elettronico delle opere stesse e la salvaguardia di esso, attraverso pene più severe. Si tratta di un primo passo verso la regolamentazione del mondo telematico. Oggi viviamo una situazione di assoluto caos legislativo e la proposta di legge di cui sono primo firmatario vuole riempire un vuoto normativo e cercare di mettere ordine, tenendo in considerazione ogni singolo aspetto, per una materia difficile e in continua evoluzione.
Barbareschi si duole soprattutto del fatto che l’attuale guida della SIAE, Mauro Masi, sia tra i papabili alla prossima guida della RAI: la nuova carica fermerebbe i tavoli di dibattito apertisi nel frattempo e l’attesa di un nuovo nome a capo della SIAE potrebbe determinare un vuoto decisionale deleterio ai fini della rapidità d’azione.
Quello di Barbareschi è stato un passo avanti, perché l’onorevole ha messo una firma su un dispositivo di leggo parecchio contrastato. Al tempo stesso, però, l’ultimo post sembra un passo indietro, una ricerca di collaborazione dovuto al fatto di non aver incontrato i favori dell’analisi della rete. A tutti, quindi, Barbareschi si rivolge per cercare una maggior collaborazione ed una migliore interazione: «Sono infatti cosciente di aver acceso molti animi, soprattutto tra coloro che sostengono l’open source e il software libero, ma non solo. A loro voglio dire che si tratta di una proposta aperta, di un work in progress, sono pronto ad accogliere il contributo di tutti: associazioni, provider, authority e spero che chiederanno audizione in commissione per capire assieme come redigere la legge. Sono contento del fatto che siano sorte reazioni immediate, significa che c’è attenzione ed è il momento giusto per muoversi. Ora si tratta di discutere sul futuro della rete e anche del diritto d’autore in rete e del ruolo che le società che lo regolamentano dovranno avere».
La proposta di Luca Barbareschi, pertanto, è quella di partire dalla propria bozza per giungere ad una formulazione nuova che tenga conto delle varie istanze sollevatesi. Il problema è che la base stessa del suo dispositivo di legge sia oggetto di forte contrasto e pertanto non è chiaro fino a che punto la proposta possa rappresentare una vera piattaforma per un esteso lavoro collaborativo.