Nel tentativo di rendere il mercato televisivo europeo più competitivo e soprattutto con la volontà di aggiornarne le regole alle novità occorse negli ultimi anni, l’Unione Europea ratifica il trattato «TV without frontiers» del 1989 con l’Audiovisual Media Service Directive, i cui lavori sono cominciati nel 2005 e che sarà operativo entro la fine dell’anno (anche se poi ogni nazione è tenuta ad assorbire la direttiva entro 24 mesi), puntando più decisamente sulla pubblicità e lasciando maggiore autonomia ai broadcasters.
Proprio questi ultimi, infatti, si erano lamentati in passato delle differenze normative esistenti tra il mercato europeo e quello statunitense, squilibri che avrebbero portato lentamente nel tempo ad una disparità nelle opportunità, specialmente nel momento in cui la rete fa convergere i contenuti sfocando i confini nazionali tra le emittenze.
La novità più importante riguarda innanzitutto il tetto pubblicitario, che per l’UE può essere aumentato: eliminato il limite delle tre ore giornaliere, rimane unicamente un tetto orario di meno di 12 minuti da rispettare, per tutte le televisioni. L’obiettivo è promuovere la competitività e cercare di garantire ai nuovi mercati televisivi la possibilità di mettere a punto business redditizi per svilupparsi adeguatamente. Legalizzato, inoltre, product placement (seguendo l’esempio statunitense): sarà pertanto possibile inserire le sponsorizzazioni all’interno dei programmi televisivi previa opportuna comunicazione esplicita (prima, dopo e durante la comparsa dello spazio promozionale), anche se la cosa non potrà assolutamente avvenire all’interno di programmi per bambini.
Viene ancora ufficialmente sancito come ogni forma di video che viene distribuita (ivi compreso l’on demand) sarà soggetta alla regolamentazione del paese di provenienza del broadcaster, ratificando di fatto quella che è la politica corrente anche in rete.
La direttiva europea lascia comunque un discreto margine di operatività alle singole nazioni per restringere e adattare le norme in questione, rappresentando quindi un atto di formale allontanamento da un sistema eccessivamente vincolante nell’ottica di una maggiore autonomia regolamentativa. «La nuova direttiva porta la politica audiovisiva europea nel 21esimo secolo, dando il benvenuto all’industria» ha commentato per la BBC Viviane Reding, commissario dei Media per l’Unione Europea: «promette una minor regolamentazione, un miglior sistema di finanziamento per contenuti europei e grande visibilità ai valori chiave dell’Europa, alla diversità culturale ed alla protezione dei minori»