Dopo aver dato vita alla cosiddetta Agenda Digitale, l’Unione Europea passa all’attacco: nel mirino vi sono diverse aziende produttrici di hardware e dispositivi elettronici, ed in cima alla lista troviamo Apple. La società di Cupertino è famosa infatti per le diverse restrizioni presenti nei suoi prodotti, che legano saldamente hardware e software sviluppati dalla stessa azienda.
Il testo integrale dell’Agenda Digitale esprime chiaramente quali sono gli scopi dell’UE, ed in che modo è intenzionata ad attuarli:
«Un’azione fondamentale per promuovere l’interoperabilità tra pubbliche amministrazioni sarà l’adozione, da parte della Commissione, di un’ambiziosa strategia europea per l’interoperabilità e la definizione di un quadro europeo di interoperabilità nell’ambito del programma ISA. […] Dato che non tutte le tecnologie diffusive sono basate su standard c’è il rischio, in questi settori, di perdere i vantaggi dell’interoperabilità. La Commissione esaminerà la fattibilità di misure che potrebbero portare attori economici importanti a concedere licenze relative alle informazioni sull’interoperabilità promuovendo nel contempo l’innovazione e la competitività. La Commissione attuerà le seguenti azioni: Azione fondamentale 5: nell’ambito del riesame della politica UE in materia di standardizzazione, proporre strumenti giuridici sull’interoperabilità delle TIC entro il 2010 per modificare le regole sull’applicazione degli standard in materia di TIC in Europa al fine di consentire l’uso di alcune norme elaborate da forum e consorzi. […] Promuovere l’interoperabilità, adottando, nel 2010, una strategia europea per l’interoperabilità e un quadro europeo di interoperabilità; esaminare la possibilità di adottare misure che possano spingere gli attori economici più importanti a concedere licenze relative alle informazioni sull’interoperabilità e di presentare una relazione in merito entro il 2012. […]».
L’intento dell’Unione Europea è dunque quello di migliorare il livello di interoperabilità nel settore tecnologico, permettendo agli utenti di poter scegliere con maggior libertà e rendendo dunque il mercato europeo più concorrenziale. Una delle società che potrebbe farne le spese è proprio Apple, che in diversi casi ha bloccato l’accesso al proprio App Store ad applicazioni che avrebbero potuto sostituire software già disponibile nativamente su Apple, o intaccare le license Apple.
Un esempio è ormai noto a tutti: la battaglia tra Apple e Adobe per l’introduzione del Flash Player su iPhone, iPad e iPod Touch va avanti da diverso tempo, con Adobe che ormai sembra aver perso le speranze. Ma un’introduzione dell’Unione Europea nella questione potrebbe far sì che lo scenario muti in breve tempo, e lo strumento per la riproduzione di contenuti multimediali in rete potrebbe fare capolino sui dispositivi di Cupertino.
Anche iTunes, l’applicazione sviluppata da Apple per sincronizzare iPod e iPhone, potrebbe subire una svolta radicale: tra gli obiettivi dell’UE ci sarebbe infatti anche quello di aprire questo software ad altri dispositivi, garantendo dunque la possibilità di sincronizzare numerosi altri smartphone e lettori MP3 tramite iTunes. Una mossa, questa, certamente non gradita ad Apple, che però avrebbe le mani legate di fronte ad un’azione intrapresa dal massimo organo politico del vecchio continente. E sulla scia dell’Unione Europea, anche il governo degli Stati Uniti potrebbe decidere di intraprendere un’azione sia contro Apple, sia contro altre aziende.
Quello di Apple è però solo un esempio: le società coinvolte sono numerose, come sostiene anche Neelie Kroes, uno dei commissari nominati per l’Agenda Digitale. In un’intervista, la Kroes sottolinea come «sia necessario che i principali nomi del mercato tecnologico non possano scegliere di bloccare l’interoperabilità dei loro prodotti. […] Ciò non riguarda solo Microsoft o altre grandi compagnie come Apple, IBM o Intel. La questione principale è che i consumatori possano scegliere quando acquistano un software o un dispositivo hardware».
Un mercato digitale unico, in cui non vi siano restrizioni dettate dalle decisioni delle singole aziende, ma nel quale i consumatori siano liberi di scegliere qualsiasi dispositivo vogliano, esclusivamente sulla base dei propri gusti e delle proprie esigenze: è questo quello che l’Unione Europea si augura. L’obiettivo finale è quello di risollevare le sorti del mercato digitale europeo, nettamente inferiore a quello statunitense.