Google dovrà attendere ancora qualche mese prima di poter mettere le mani su DoubleClick: la travagliata acquisizione è finita ora sotto i riflettori della Commissione Europea, la quale ha richiesto una seconda e più approfondita fase di accertamenti sull’operazione. Sull’acquisizione aleggia essenzialmente il timore che la fusione possa limitare il mercato della pubblicità su Internet creando uno scenario anti competitivo e che l’enorme quantità di dati raccolta da entrambe le società possa minacciare la privacy degli utenti. Comprensibile il rammarico da parte del CEO di Google Eric Schmidt, il quale ha dichiarato: «continueremo a lavorare con la Commissione per dimostrare come dall’acquisizione possano beneficiarne gli editori, gli investitori e anche i clienti stessi».
«Cercheremo di evitare ulteriori ritardi che ci potrebbero mettere in una posizione di svantaggio nella competizione contro Microsoft, Yahoo, AOL e altri le cui acquisizioni, all’interno di un mercato della pubblicità online altamente competitivo, sono già state approvate». Microsoft ha infatti pagato 6 milioni di dollari per aQuantive e Yahoo ha sborsato 680 milioni di dollari per Right Media. AOL ha invece acquisito recentemente ADTECH e TACODA, due compagnie che lavorano nel campo della pubblicità online e specializzate nel “behavioral targeting”. A Mountain View sono quindi convinti che il mercato dell’advertising online sia più che mai vivo e ricco di realtà grandi e piccole, e che ognuno possa ancora ritagliarsi il suo spazio.
La posizione dominante sul mercato della pubblicità online non è però l’unico timore a turbare la Commissione Europea: si teme infatti che la fusione possa offrire a Google l’accesso ad una enorme quantità di dati personali forniti dai suoi utenti. DoubleClick e Google utilizzano infatti i cosiddetti “cookies” per tenere traccia delle pagine web visitate dai suoi utenti, dei banner pubblicitari cliccati e dei dati utilizzati per accedere ad alcuni portali. Informazioni che, se da un lato facilitano la navigazione ai singoli, dall’altro permettono un facile tracciamento delle loro abitudini.
La Commissione Europea ha garantito che l’estensione dell’osservazione non pregiudicherà in alcun modo l’esito finale, previsto per il 2 aprile 2008.