Eric Schmidt annuncia il proprio abbandono della postazione di CEO di Google proprio nel giorno della trimestrale di cassa. E non è probabilmente una scelta casuale: a borsa chiusa e nella volontà di rimarcare l’eredità del lavoro compiuto a Mountain View, Schmidt consegna i numeri del proprio operato con l’ennesimo bilancio in solido attivo.
Entrate pari a 8.44 miliardi di dollari, in crescita del 26% rispetto allo stesso periodo del 2009; il netto ammonta a 2.54 miliardi, o 7.81 dollari per azione, in aumento rispetto agli 1.97 dell’anno precedente. Il 67% degli incassi proviene da siti propri del gruppo, in forte aumento rispetto al 2009, mentre gli introiti dal canale AdSense ammontano a 2.50 miliardi pesando per il 30% del bilancio aziendale. Premiata anche la bontà delle ultime modifiche apportate al motore di ricerca: i click sulle inserzioni sono aumentati del 18% anno-su-anno e dell’11% soltanto nell’ultimo trimestre (rispecchiando così i risultati dell’introduzione dell’Instant Search e delle nuove anteprime di ricerca sul motore).
Diminuisce progressivamente il Traffic Acquisition Costs (TAC), ossia la quota di entrate che Google condivide con i propri partner, il che completa un quadro del tutto idilliaco dei vari parametri di valutazione dello stato di salute del gruppo.
Google siede oggi su un forziere “cash” da 35 miliardi di dollari ed ha una forza lavoro pari a 24400 dipendenti a tempo pieno. A partire dal 4 aprile prossimo il nuovo CEO sarà Larry Page, il quale eredita una situazione di pieno idillio che necessiterà di continue conferme, così come è stato in questi ultimi 10 anni, affinché la favola di Google possa continuare.