Qualche giorno fa ho messo le mani su l’Unità, nel suo nuovo (ridotto) formato. Le impressioni che ne ho tratto sono (con le dovute proporzioni) le stesse che ebbi buttando lo sguardo sulla nuova edizione (redux, anch’essa) de La Gazzetta dello Sport. Meno notizie, meno articoli lunghi, meno approfondimenti. Niente sorprese, quindi.
Una parziale sorpresa mi è stata invece fatta notare da qualche amico, che ha evidenziato come anche sulla stampa internazionale abbiano trovato spazio le novità riformistiche de L’Unità. In particolare, grande attenzione è stata prestata allo spot pubblicitario (ideato da Oliviero Toscani) che ritrae un fondo schiena in minigonna con il giornale infilato in una tasca posteriore.
Da alcuni, tale spot, è stato giudicato piuttosto sessista. A spegnere le fiamme è però stata il nuovo numero uno del giornale, Concita de Gregorio, la quale ha dapprima sostenuto che “è sbagliato utilizzare l’immagine di una donna per vendere, ad esempio, automobili” per poi dichiarare che l’immagine “in questo caso, però, è perfetta. Da due mesi, il quotidiano è controllato dal corpo e dalla testa di una donna”.
Intanto, il nuovo formato non sembra aver convinto poi tutti. Si dirà, tuttavia, che la novità meglio si adatta ai ritmi di vita quotidiani, in cui sempre più gente è portata a lanciare una rapida occhiata ai titoli e alle foto dei giornali, senza soffermarsi sul contenuto.
A proposito, ecco l’idea provocatoria per il futuro: un giornale fatto solo di titoli, e di didascalie. Voi che ne pensate?