Accade spesso che la metodologia operativa adottata dalla RIAA abbia spaventato gli utenti intenzionati a violare il diritto d’autore.
Alcune istituzioni però, non sempre hanno fornito la propria collaborazione alla RIAA per contrastare il fenomeno.
Sembrerebbe che la Recording Industry Association of America abbia citato circa 17000 soggetti, rei di aver violato la legge che tutela il copyright.
Molte lettere sono state inviate dall’Associazione americana dei produttori discografici alle università statunitensi, poiché spesso la RIAA avrebbe individuato il l’IP del computer dal quale lo studente ha scaricato illegalmente file coperti dal diritto d’autore.
Non sempre però gli atenei assecondano le richieste della RIAA. È quello che accaduto per
l’università di Santa Cruz, che, criticando l’imprecisione dei metodi di monitoraggio degli utenti in Rete, si è rifiutata di fornire le generalità degli studenti che utilizzano determinati computer.
La ragione è avvalorata dal fatto che, in una comunità di studenti, non sussiste una corrispondenza biunivoca tra il PC e lo studente, proprio perché diversi studenti possono utilizzare il PC (basti pensare ad un ateneo con migliaia di iscritti dove i PC sono poche decine).
Alla luce dei fatti esposti, sembra che le università, formate da professionisti e insigni luminari, tendano a difendere i diritti degli studenti.