Molto spesso, sempre di più negli ultimi tempi, si afferma che il più grosso problema di Facebook sia il suo fondatore, Mark Zuckerberg. Vero o falso, non possiamo credere che prima o poi il lentigginoso e molto ricco, di portafogli e di cuore, Zuck si defili dalla creatura da lui messa in piedi.
Eppure, gli anni abbiamo imparato a dover sopportare l’estrema lentezza con cui Facebook si è adattata alle esigenze dei navigatori. No, non parliamo di flussi di bacheche e notizie ma del punto più scottante di sito e app: la privacy. La gente di Facebook non vuole Zuck o comunque sta cercando di diminuire la sua influenza nell’organizzazione. Lasciare al vertice del successo sarebbe una vittoria e un nuovo modo per andare oltre.
Alla riunione annuale degli azionisti di Facebook, lo scorso 30 maggio, circa l’83% degli investitori indipendenti ha proposto una revisione della struttura elettorale che avrebbe limitato la volontà eccessiva di Zuckerberg sulla società.
Tale modifica avrebbe consentito alla maggioranza di decidere in merito ad una separazione del ruolo di Presidente e quello di Amministratore Delegato del gruppo, ad oggi uniti nella figura di Mark Zuckerberg. Purtroppo, gli sforzi di alleggerire lo stretto controllo dell’esecutivo trentacinquenne sono andati invano. Attualmente, Facebook segue quella che viene definita una struttura a “doppia classe” di azioni: Classe A e Classe B. Le azioni di Classe A rappresentano quelle disponibili per gli investitori nel normale mercato azionario, che donano un voto per azione. Le azioni di Classe B, d’altra parte, sono controllate direttamente da Zuckerberg e da un piccolo entourage di addetti ai lavori e valgono 10 voti per azione.
Ciò significa che Zuckerberg, che detiene il 75% delle azioni di Classe B, controlla il 58% del voto di Facebook, ovvero può accettare o negare qualsiasi proposta con la quale non sia necessariamente d’accordo. E quella di rimuoversi dal ruolo di Presidente non è decisamente una priorità per il ragazzo.
È facile capire perché gli investitori di Facebook siano sempre più frustrati. Sotto la guida di Zuck, la compagnia è rimasta bloccata in un ciclo infinito di scandali negli ultimi anni anche se l’attività non ha mostrato segni evidenti di crisi. È possibile che lo stesso Zuckerberg non sia il problema ma che lo sia la piattaforma, ma a meno che non rinunci volontariamente ai suoi diritti di voto sproporzionati non lo sapremo mai con certezza.