La risposta alle contestazioni relative alla licenza d’uso di Facebook è una reazione uguale e contraria a quanti hanno schierato il plotone di esecuzione contro il social network. Contro l’accusa di massima chiusura, infatti, Mark Zuckerberg ha voluto disporre di massima apertura, massima trasparenza e massima collaborazione. Ne esce una soluzione nuova, per certi versi sorprendente, con cui il social network ha chiesto alla propria community di collaborare per stilare le regole fondamentali che dovranno reggere il servizio.
Si parte da una bozza. Elliot Schrage (vice presidente per la comunicazione e gli affari pubblici in Google solo pochi mesi fa ed ora arruolato con lo stesso incarico presso Facebook) ha pubblicato i cosiddetti Facebook Principles, un testo che deriva dal precedente con già integrate le modifiche richieste a gran voce dopo la pubblicazione che scatenò le ire della blogosfera. Il testo è sostanzialmente essenziale: libertà di condivisione, controllo delle informazioni, standard aperti, regole fondamentali del servizio e poco altro, il tutto con senza fronzoli ed in attesa delle contestazioni. Le quali dovranno avvenire su un gruppo apposito, creato per raccogliere le osservazioni e che in poche ore ha già attratto migliaia di utenti.
Facebook chiede in particolare un parere su tre modifiche già apportate al testo originale, tre punti comprendenti peraltro gli snodi maggiori delle contestazioni della prima ora:
- «Forever don’t work»: i diritti d’uso del social network sui contenuti dell’utente non sono né “perpetui”, né “irrevocabili”, ma strettamente limitati alla cancellazione da parte dell’utente o dell’account, o del contenuto stesso;
- «Opt-in only»: Facebook non può cambiare le regole del gioco quando vuole, ma metterà al voto eventuali ulteriori cambiamenti futuri così che tutti ne abbiano notifica e possano agire di conseguenza;
- «Write in English»: al bando il Latino, al bando il legalese, al bando ogni lingua differente dall’Inglese: una lingua sola, per tutti, significa una base sola ed onnicomprensiva su cui ragionare.
Maggiore è il peso dell’azienda, minore sarà la possibilità di incontrare il favore di tutti. Per un social network come Facebook il lavoro si estende su una moltitudine di persone, e dunque la via della democrazia (sotto molti punti di vista) è parsa come la migliore delle possibilità. Ma anche questa stessa scelta di principio non incontra il favore di tutti: ReadWriteWeb fa notare come le grandi innovazioni spesso non incontrino il favore delle masse, e dunque il potere innovativo di Facebook potrebbe veder spuntate le punte alle proprie armi; WebProNews, inoltre, fa notare come, numericamente parlando, la situazione avrebbe lo stesso peso di un cambiamento della costituzione in un paese come il Brasile, con tutti i problemi che i grandi numeri possono generare.
Facebook non ha voluto un atteggiamento “monarchico”, ma ha scelto di farsi rappresentante delle istanze della base per avere un atteggiamento quanto più trasparente e democratico nei confronti della “cittadinanza” del social network. Perché come diceva Churchill: «È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».