Steve Jobs è stato segnalato nei giorni scorsi in riunioni segrete prima con il management del New York Times e quindi con i massimi rappresentanti del Wall Street Journal. Ignoti, ovviamente, i contenuti degli incontri. Chiara, al tempo stesso, la natura delle discussioni: da una parte vi sono i produttori di contenuti, i quali cercano un nuovo sistema per far pagare ciò che le redazioni mettono in campo senza abbandonarsi al vicolo chiuso dell’advertising; dall’altra v’è Apple, la quale sta cercando una killer application che possa trasformare l’iPad in un gadget irrinunciabile.
Se Steve Jobs sta cercando contenuti per farcire il proprio iPad, però, un motivo c’è ed un sondaggio Retrevo sembra connotarne superficialmente la natura. Secondo quanto rilevato da un questionario a 1000 utenti, infatti, gran parte dell’utenza non sarebbe rimasta particolarmente impressionata dalla presentazione del nuovo device e, ad oggi, nutre forti dubbi sull’opportunità di acquistare il prodotto quando disponibile. Il motivo, secondo quanto emerso, è nella mancata identificazione di un vero e proprio bisogno. Ed in assenza di un bisogno da soddisfare, si sa, non scatta la scintilla della domanda d’acquisto.
Ecco cosa potrebbe aver capito Jobs: occorre fare in modo che l’iPad possa essere identificato, ancora una volta, in un concetto prima ancora che in un device. Apple non vuole vendere un tablet, insomma, ma un nuovo modo di accedere all’informazione. L’editoria è il gancio migliore, poiché la comunanza di intenti potrebbe far scattare ottime partnership.
Prima della presentazione dell’iPad il 17% degli utenti già nutriva un segreto interesse nell’acquisto, quota che è salita al 21% dopo la fine dell’evento dello Yerba Buena di San Francisco: +4%. Il 35% degli utenti non era interessato al tablet prima della presentazione, ma la quota è scesa considerevolmente dopo la presentazione a dimostrazione del fatto che la curiosità è comunque stata smossa. La maggior parte degli utenti, però, è ad oggi ancora nel limbo del disinteresse: ben il 52% degli utenti ha espresso scarso interesse nell’acquisto, quota aumentata fortemente dopo la presentazione di Steve Jobs. E se il 49% degli utenti riteneva proprio di non aver bisogno di un tablet nel proprio arsenale, ora la percentuale è addirittura oltre il 60%, peraltro con particolare antipatia dimostrata nei confronti di un ennesimo abbonamento 3G da sostenere.
Ecco quale può essere il ruolo di New York Times e Wall Street Journal (e, per estensione, di altri grandi nomi dell’editoria e dell’informazione online): offrire agli utenti un motivo di interesse. L’iPad non è soltanto un iPod con gli ormoni, l’iPad non è soltanto un tablet, l’iPad non è soltanto un iPhone maggiorato: l’iPad vuol essere qualcosa di più, ma a Steve Jobs toccherà probabilmente un supplemento di spiegazioni per fare in modo che l’arrivo sugli scaffali non deluda i fedeli del credo in Cupertino.