Alla base di un buon rapporto tra genitori e figli ci sono ingredienti quali la stima, il dialogo e la fiducia reciproca. Ma più il figlio cresce, e più diventa difficile mantenere questi equilibri, soprattutto nella fase dello sviluppo e dell’adolescenza.
Preoccupazioni tipiche dei genitori che vivono questo periodo dell’educazione sono le compagnie che il proprio figlio frequentata, i pensieri che gli affollano la mente, luoghi e modi dove passa le sue prime esperienze in totale autonomia.
Visto che genitori si diventa, non si nasce, non sempre è facile ottenere queste informazioni dai propri figli. Inoltre, ricordando la mia infanzia, penso anche che sia stato un bene che certe cose i miei le abbiano sapute solo successivamente, altrimenti mi avrebbero precluso esperienze che, nel bene o nel male, mi hanno aiutato a crescere.
Rimango per questo un po’ titubante quando vengo a conoscenza di prodotti di mercato che si propongono, tra i vari scopi, quelli di supportare i genitori nell’educazione dei figli, sopratutto per quanto riguarda il loro controllo.
Dai sistemi di rintracciabilità che ritornano la posizione geografica di un cellulare, fino agli spyshop, i cui clienti sono anche genitori che cercano soluzioni ai loro problemi.
Poter essere sempre a conoscenza delle chiamate, degli SMS, delle email e di praticamente ogni altra attività che viene fatta da un certo cellulare è secondo me sbagliato.
Ovviamente gli scopi con cui viene proposto Radar sono tra i più nobili, sono utili e sicuramente grazie ad esso si possono evitare situazioni spiacevoli, non lo metto in dubbio.
Ma c’è sempre il rovescio della medaglia: siamo sicuri che questo sistema verrà utilizzato per controllare solo i propri figli?
Ma ancor più preoccupante, non vorrei che, alla lunga, questo tipo di soluzioni tecnologiche siano viste come un valido e sopratutto comodo sostituto a quel difficile, ma necessario, legame di fiducia e di dialogo che citavo all’inizio.