Tra le novità presentate da Steve Jobs durante il keynote Back to the Mac, una delle più interessanti è sicuramente l’arrivo di un AppStore per ambienti Mac, sulla scia del successo dell’omonimo strumento disponibile sin dalla nascita di iPhone. E, come per la versione mobile del negozio virtuale di applicazioni, l’idea di Cupertino lascia spazio a lunghi dibattiti sulle politiche previste per l’accettazione dei software.
I paletti posti da Apple per delimitare il terreno entro il quale dovranno stabilmente rientrare tutte le applicazioni che puntano all’ingresso in AppStore non sono ancora noti. O meglio, non v’è stata alcuna dichiarazione ufficiale da parte dell’azienda della mela, ma grazie ad un misterioso informatore iniziano a trapelare informazioni sulla policy del nuovo store, riassumibili in 18 punti principali:
- Applicazioni con “Easter Eggs”: le App che includeranno funzionalità nascoste o non documentate, non collegate alla descrizione della stessa, saranno rifiutate;
- Niente beta: applicazioni etichettate come “beta”, “trial” o “test” saranno rifiutate;
- Niente doppioni: le applicazioni che riprendono altre già presenti nell’AppStore potrebbero essere rifiutate, in particolare se ce ne sono già molte che offrono le stesse funzionalità;
- No alla droga e all’alcol: le applicazioni che incoraggiano l’uso eccessivo di alcol e droga saranno respinte;
- Niente chiavi di licenza: le applicazioni che richiederanno l’introduzione di un seriale saranno rifiutate;
- Niente Java: le applicazioni che utilizzano tecnologie deprecate o opzionali (ad esempio Java o Rosetta) saranno respinte;
- No agli auto-run: tutte le applicazioni in grado di avviarsi automaticamente non saranno incluse in AppStore, così come quelle che aggiungono automaticamente un’icona sul desktop;
- Vietato copiare Apple: le applicazioni che intendono sostituirsi ai prodotti Apple saranno respinte;
- OS X non può essere cambiato: le applicazioni che modificano elementi dell’interfaccia di Mac OS X saranno rifiutate;
- Niente periodi di prova: le applicazioni che prevedono una scadenza dopo un certo intervallo di tempo non saranno accettate;
- No ai lettori RSS: in AppStore non approderanno aggregatori di contenuti, o applicazioni per salvare link;
- Accesso vietato ai dati degli utenti: i dati sensibili degli utenti non saranno utilizzabili dalle applicazioni per trasmetterle a terzi;
- Niente roulette russa: le applicazioni che includeranno la roulette russa saranno respinte;
- Niente contenuti violenti: le app che tratteranno argomenti violenti, crudi o cruenti non saranno approvate;
- No al porno: nessun genere di materiale pornografico sarà consentito;
- No al gambling: di qualsiasi natura sia, il gambling è assolutamente vietato;
- Niente file-sharing: applicazioni per il P2P saranno rifiutate;
- Le applicazioni di stampo religioso dovranno avere scopi educativi: le applicazioni possono includere contenuti religiosi, con scopi prettamente educativi.
Se da un lato Mac AppStore rappresenta una ventata di aria nuova nel panorama Apple, offrendo a molti una visibilità sensibilmente superiore a quella che avrebbero al di fuori dello store, dall’altro sorgono subito i primi dubbi sia riguardo l’effettiva applicazioni di tali politiche di accesso, sia sulla possibile strumentalizzazione che la società di Cupertino potrebbe adoperare, trovandosi tra le mani quello che è destinato a diventare il canale principale per l’installazione di software in ambienti Mac.
Vedersi rifiutata un’applicazione a causa dei termini d’uso dello store non rispettati, infatti, significherebbe trovarsi fuori da un importantissimo circolo, che giorno dopo giorno coinvolgerà sempre più utenti. La storia ha dimostrato come Apple abbia più volte lasciato a desiderare quando si è trattato di applicare con uniformità le regole imposte per lo store di iPhone, e la situazione potrebbe nuovamente ripetersi con quello per ambiente Mac.