Lasciarsi alle spalle l’onta del dieselgate è al momento la massima priorità per Volkswagen, che perseguirà l’obiettivo puntando forte sullo sviluppo di soluzioni legate a una forma sostenibile di mobilità. Con investimenti pianificati per un totale pari a circa 84 miliardi di euro, il gruppo tedesco mira a elettrificare la sua gamma di veicoli, portando sul mercato ben 300 vetture a zero emissioni entro il 2030.
L’effetto nostalgia fungerà da motore trainante: al concept I.D. Buzz, rilettura in chiave moderna del classico pulmino VW, sembra poter seguire un Maggiolino elettrico. Il Beetle che ha segnato un’epoca potrebbe dunque arrivare sul mercato in una versione dotata di trazione posteriore (proprio come il modello originale) spinta da propulsore EV e basata sull’ormai collaudata piattaforma MEB (Modular Electric Baukasten). Con un’autonomia adeguata garantita dal pacco batterie a bordo, sarebbe in grado di attrarre tutti coloro che hanno avuto modo di guidare una delle tante versioni in commercio nei decenni scorsi. A parlarne è Herbert Diess, presidente dell’automaker, attraverso un’intervista rilasciata al sito Autocar in cui si fa esplicito riferimento al “fattore emozionale”.
La prossima decisione sulle auto elettriche che verranno sarà basata anche sui “concept emozionali” di cui abbiamo bisogno.
La prima edizione del veicolo, conosciuta anche come Typ 1, è stata prodotta a partire dal 1938. La sua particolare e caratteristica forma gli è valsa una quantità di soprannomi, a seconda del territorio di distribuzione: se in Italia è subito diventata Maggiolino, in Francia la si chiama da sempre Coccinelle, in Spagna è Escarabajo, mentre nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono stati scelti gli appellativi Beetle e Bug. Il successo ottenuto da Volkswagen si è esteso a livello globale, raggiungendo anche Brasile (dove viene chiamata Fusca), Messico (Vocho) e un gran numero di altri mercati.