Una volta c’era lo sviluppatore solitario, con una idea di applicazione, e molto sopra di lui gli store globali dentro i quali ognuno spera di fare il colpo della vita. Ma un mercato maturo non poteva continuare così senza creare i presupposti di intermediari. L’idea di MakeitApp, startup milanese che oggi al CrowdWeek ha parlato di una forma di impresa che merita un neologismo: la crowdcompany.
Federico Soncini Sessa è intervenuto in mattinata ad H-Farm, sede del primo Crowdweek italiano, raccontando il modello della sua azienda che può essere considerata come composta da 300 sviluppatori oppure contenere 300 aziende ciascuna con uno sviluppatore. La differenza ha smesso di essere importante, perché la piattaforma ideata da questi ragazzi nel settembre 2014 stimola la creazione di spontanei team di lavoro basati sulle competenze pubblicate dagli utenti. Ecco la crowdcompany: un team nato in crowdsourcing, con uno scopo, che fa sharing revenue, cioè condivide i guadagni a seguito della pubblicazione sullo store.
"From traditional companies to "crowd companies". @MakeitappEU @CrowdWeek #CSWVenice
— Makeitapp (@MakeitappEU) March 5, 2015
Il modello di business, per MakeItApp, è una percentuale sui guadagni: lo store di Apple (per fare un esempio) trattiene il 30% del prezzo finale di un’applicazione, la piattaforma italiana trattiene un altro 30% del rimanente. Questo significa che il team dividerà il 51% dei ricavi. La logica è che si paga la possibilità di entrare nel mercato con una forza organizzativa. La domanda è: per quale ragione uno sviluppatore dovrebbe preferire il 51% al 100%?
La risposta di Federico alla domanda di Webnews, alla fine del suo intervento, è semplice:
Dipende da quel 100%. La metà di qualcosa di maggiore è molto meglio del 100% di poco più di niente. MakeItApp cerca di cambiare la mentalità del settore con un contributo strutturale, il nostro tutoring, i servizi cloud, ma anche con un patto tra noi e i creatori di applicazioni: l’unione fa davvero la forza, non è solo un modo di dire.
Attualmente ci sono 25 applicazioni presenti sugli store prodotte dai crowd team nati su MakeItAp, alcune delle quali di incoraggiante successo. Molte altre ne verranno. Anche il mercato delle applicazioni, che si credeva saturo, si sta caratterizzando con le modalità dell’economia collaborativa, per cui sarà sempre più comune rivestire il ruolo di sviluppatore in più di un’applicazione, o proporsi come designer, traduttori, esperti di marketing, in rete aspettando di essere chiamati per realizzare prodotti impossibili per le forze di un singolo.