Estate a Stars Hollow, per gli appassionati di Netflix. Dal 1 luglio uno dei telefilm cult degli ultimi decenni, “Una Mamma per Amica”, sbarca sulle frequenze digitali del colosso dello streaming. Si tratterà di un’operazione di “rewatch”, così come è stata definita, in attesa della nuova e attesissima stagione in arrivo entro la fine dell’anno. Ma quella in corso per il leader dello streaming non è soltanto un’operazione nostalgia, bensì un’interessante evoluzione del prodotto e della fruizione: Netflix, e possibilmente le altre piattaforme online, salvano lo spettatore dalle dure leggi dell’audience televisiva. In che modo?
Non è la prima volta che Netflix si lancia in queste operazioni di salvataggio, peraltro tutte di estremo successo, basti pensare ad “Arrested Development”. Eppure con le Gilmore Girls, il colosso potrebbe calare il suo asso nella manica. Il telefilm è uno dei più amati di sempre, tanto che può godere di una fanbase inossidabile di appassionati in tutto il mondo a 8 anni dalla messa in onda dell’ultimo episodio. E con l’annuncio dell’acquisto della serie, e della produzione in gran stile di un’ottava stagione con una promozione che ha coinvolto anche Michelle Obama, la febbre per Rory e Lorelai è più alta che mai. Ma quali connotazioni assume questo progetto e perché Netflix può salvare, così facendo, gli spettatori?
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Sarà capitato a molti di dover rinunciare alla propria serie TV preferita, per via della cancellazione da parte dell’emittente televisiva che la trasmette. A volte si tratta del naturale esaurimento della storia, come il caso di “Una Mamma per Amica” giunta a ben sette stagioni, molto più spesso è la dura legge dell’audience. In questi giorni, ad esempio, grande polemica ha destato la decisione di Showtime di cancellare “Penny Dreadful” alla terza stagione, quindi senza un vero e proprio finale di serie, così come la scelta di HBO di dire addio alla maxi-produzione di “Vinyl” dopo una sola stagione. Nell’universo dello streaming, queste limitazioni non esistono.
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Mentre le emittenti non possono far altro che sottostare ai risultati dell’audience, poiché dal numero di spettatori dipendono gli investimenti pubblicitari e la possibilità di produrre nuovi show, lo streaming rappresenta un universo più fluido. Piattaforme come Netflix non basano le loro scelte di produzione sul numero di spettatori per ogni singola serie, tant’è che lo stesso colosso non è solito rivelare quanti utenti guardino un determinato contenuto, inoltre gli introiti principali derivano dagli abbonamenti e non dalla sponsorizzazione pubblicitaria. Questo permette non solo al colosso di estendere la vita di produzioni che in TV non avrebbero più spazio, ma anche di sperimentare e indagare nicchie di consumo, anche con operazioni di rerun e la resurrezione di titoli che parevano ormai definitivamente defunti. E a guadagnarci è soprattutto l’utente, il quale non viene più separato forzatamente dai suoi beniamini del piccolo schermo. Non resta quindi che armarsi di connessione e lanciarsi nella visione: la maratona è in partenza il 1 luglio.