Intervenuto in un documentario sul mercato musicale realizzato da BBC Radio 4, Peter Mensch ha criticato aspramente il modello di business imposto dalla piattaforma YouTube, che stando alle sue parole rischia di mettere in ginocchio l’industria discografica. Si tratta di una voce autorevole, una delle più conosciute negli ambiti rock e metal, in quanto manager di band come Metallica, Red Hot Chili Peppers e Muse.
Il dito, va detto, non è puntato esclusivamente nei confronti del servizio di Google. Anche realtà come Dailymotion e Soundcloud sono oggetto dell’attacco di Mensch, in quando aumenterebbero il gap tra il volume dei contenuti fruiti (in gran parte caricati dagli utenti) e i profitti generati da chi ne detiene i diritti d’autore. Si fa riferimento ai numeri diffusi da IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) nel report sull’industria musicale relativo al 2015, che fotografa un’impennata dello streaming: 634 milioni di dollari di introiti a fronte di un bacino d’utenza stimato in circa 900 milioni di persone. Per fare un raffronto, i 68 milioni di abbonati a servizi premium generano oltre 2 miliardi di dollari.
YouTube, è il diavolo. Non siamo pagati in alcun modo. Se qualcuno non fa qualcosa in merito a YouTube, siamo fregati. Qualcuno spenga le luci.
La replica della piattaforma è firmata da Robert Kyncl (Chief Business Officer) e sposta l’attenzione sulla tipologia di contratti che gli artisti siglano con le etichette e non con YouTube.
Non è certo la prima volta che i Metallica (o chi li rappresenta) si scagliano contro le piattaforme online. È ben nota la loro battaglia con Napster, avviata addirittura nel 2000. Curiosamente, il canale YT della band viene continuamente aggiornato con l’upload di nuovi filmati, conta quasi 1,5 milioni di iscritti ed è linkato ben in evidenza sul sito ufficiale del gruppo. Lo stesso vale per quello di Soundcloud.