La software house francese Mandriva è l’ultimo dei vendor Linux coinvolti nella questione della violazione di brevetti portata avanti dalla società di Bill Gates. Dopo aver assistito al patto tra Microsoft e Novell, a cui sono seguiti quelli con le distribuzioni Xandros e Linspire, Mandriva si allinea alla posizione presa da Red Hat e Ubuntu, rigettando qualsiasi ipotesi di accordo.
«Non saremo i prossimi nella lista [dopo Novell, Xandros e Linspire]», ha dichiarato apertamente il CEO di Mandriva François Bancilhon nell’apertura del suo post pubblicato all’interno del blog della società, rifiutando così di scendere a compromessi sulla base delle minacce portate avanti da Microsoft e relative all’infingimento di 235 non ancora ben specificati brevetti.
«Qui a Mandriva crediamo che lavorare in un ambiente eterogeneo sia essenziale per i nostri clienti», aggiunge Bancilhon, «quindi l’interoperabilità tra Windows e il mondo Linux è importante, e qualunque cosa possa aiutare tale interoperabilità è la benvenuta. Noi crediamo che il modo migliore per occuparsi di interoperabilità siano gli standard aperti, come l’ODF che noi supportiamo fortemente». «Noi crediamo in ciò che vediamo, e fino ad ora nessuno di coloro che utilizza la strategia del FUD (Fear, uncertainty and doubt ) è riuscito a fornire una prova del fatto che Linux e le applicazioni open source violino alcuni brevetti. Noi riteniamo che in una democrazia le persone siano innocenti fino a che non viene provata la loro colpevolezza e continuiamo a lavorare in buona fede».
Alcune speculazioni online avevano ipotizzato una possibile alleanza tra Mandriva e Microsoft sulla base di una sua posizione finanziaria non proprio brillante: il vendor Linux francese ha registrato infatti entrate per solamente 870.000 euro nel secondo trimestre conclusosi il 31 marzo.
Ma la compagnia tiene duro nonostante lo spettro dei 235 brevetti, annunciando lo sviluppo di una nuova strategia atta a ridurre i costi e dichiara tramite le parole di Bancilhon: «vogliamo continuare a sviluppare e a distribuire prodotti stimolanti e a renderli disponibili al pubblico nello spirito più vero dell’open source […]. Quindi non crediamo sia necessario ottenere la protezione di Microsoft per continuare a fare il nostro lavoro»