La manovra finanziaria taglia anche la banda larga

La manovra approvata dal Consiglio dei Ministri prevede nuovi tagli sulla banda larga: il settore vive pertanto l'ennesima grave battuta d'arresto.
La manovra finanziaria taglia anche la banda larga
La manovra approvata dal Consiglio dei Ministri prevede nuovi tagli sulla banda larga: il settore vive pertanto l'ennesima grave battuta d'arresto.

Al momento le informazioni disponibili a proposito della manovra finanziaria, stabilita con Decreto Legge dal Consiglio dei Ministri, trapelano dai media e dalla presentazione congiunta di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Ma una nota sembra emergere con somma sicurezza: la scure scende anche sulla banda larga, ossia su un ambito che già piangeva l’assoluta carenza di fondi e di strategie in grado di rendere l’Italia un paese all’altezza con il ruolo che vorrebbe ricoprire in Europa.

Per quanto concernente la banda larga, infatti, le indicazioni sembrano indirizzate tutte verso la medesima direzione. Il Sole24Ore: «Saranno anticipate di un anno le riduzioni del Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate. In particolare, subirebbero tagli i fondi per la banda larga». RaiNews24: «La sforbiciata ai costi della politica non risparmia i ministeri nè il Fondo per le aree sottosviluppate (penalizzando banda larga, edilizia carceri e scuole)». La Stampa: «Saranno colpiti il ministero dello Sviluppo economico, con una sforbiciata alla banda larga».

Con effetto immediato, e senza ombra di dubbio: il Governo cala la scure sugli investimenti per la banda larga, chiudendo ulteriormente i margini di sviluppo in un ambito che già da tempo piange l’assoluta carenza di impegno finanziario e programmatico.

Mentre l’Italia si mette in strada per il cuore dell’esodo estivo, le stanze dei bottoni hanno insomma effettuato il taglio definitivo sulle connessioni: se il mercato vorrà fare passi avanti, cercando di recuperare lo storico gap che divide l’Italia dagli altri paesi europei (nessuno escluso), dovrà fare da sé. Il che non sarà a questo punto semplice a meno di colpi di coda sulla gestione della Rete: il Governo era fino ad oggi l’arbitro tra le aziende ed il mercato, era l’elemento che avrebbe potuto coprire i problemi più gravosi per cercare di espletare quel ruolo di guida che la politica ha tra le proprie responsabilità. Anni di rinvii (chi ricorda i famigerati 400 milioni fermi al CIPE?), anni di superficialità, anni di incentivi al digitale terrestre, anni di discussioni sul modo di intendere la banda larga e promuoverla. Anni in cui l’Italia è rimasta indietro ed ora, di fronte alla crisi che chiede il conto, tutti questi anni pesano come un macigno su un nuovo ennesimo taglio che va a congelare uno di quegli investimenti che avrebbero potuto offrire importanti riscontri a livello di produzione e PIL.

Mentre l’Italia si mette in strada per mettersi alle spalle i titoli di queste ore, mentre la parentesi di Ferragosto va iniziando nelle ore in cui la manovra “lacrime e sangue” viene approvata, siamo qui a scrivere queste righe per fotografare la situazione. Perché è di qui che bisognerà ripartire tra pochi giorni. Perché l’Italia non può rinunciare alla banda larga nemmeno in questo momento. Soprattutto in questo momento.

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