Una ricerca pubblicata sulle pagine di Nature dimostra, una volta di più, quanto la tecnologia e l’impiego di metodi non convenzionali possano risultare utili per studiare ciò che ancora rappresenta un mistero. Il modo in cui gli insetti osservano il mondo, ad esempio. Un team britannico lo ha fatto ricorrendo un approccio decisamente originale: facendo indossare ad una mantide religiosa quelli che a tutti gli effetti possono essere definiti al pari di piccoli occhiali 3D.
Il primo materiale impiegato per la creazione delle lenti è stata la cera d’api, con una struttura progettata per far filtrare esclusivamente alcune frequenze di luce. In questo modo, gli scienziati della Newcastle University sono stati in grado di mostrare due immagini differenti all’insetto, una per ogni occhio. I test non hanno però fornito alcun risultato a supporto delle teorie da verificare, così si è optato per una riproduzione in miniatura dei tradizionali occhiali anaglifici, quelli utilizzati in passato anche dall’industria del cinema e dell’intrattenimento per simulare l’effetto tridimensionale. Poiché le mantidi non sono in grado di vedere il rosso, le lenti sono state colorate di blu e verde.
L’esperimento vero e proprio è stato condotto posizionando l’insetto su una piattaforma e mostrandogli una preda di colore scuro su uno sfondo chiaro, attraverso uno schermo posizionato ad una distanza sufficiente da non poter essere raggiunto con le zampe. Visualizzando un’immagine 2D, la mantide non ha nemmeno provato ad aggredire la “preda virtuale" poiché ritenuta troppo lontana, mentre con la versione 3D ha iniziato a sferrare dei colpi, ingannata dall’impressione del suo avvicinamento.
Comprendere in che modo la visione del mondo viene gestita nel mondo animale, soprattutto per quanto riguarda la percezione della profondità, potrebbe spalancare in futuro le porte a nuovi studi e sperimentazioni relativi al visus dell’essere umano.