Nel luglio del 1974, la rivista americana Radio Electronics Magazine appassionò i propri lettori con la pubblicazione di una guida relativa alla costruzione casalinga di un microcomputer, il Mark-8, per la ragionevole cifra di 300 dollari.
Sviluppato da Jonathan Titus, giovane ingegnere della Blackburg, si tratta di un kit (o meglio, di un progetto, visto che gli stessi pezzi necessari alla sua realizzazione erano da ricercarsi separatamente) privo di alimentatore, monitor, tastiera e interfaccia di backup; prevedeva l’impiego del microprocessore a 8 bit Intel 8008 e l’utilizzo di una memoria RAM pari a 256 bytes, estensibile fino a 16 Kbit.
Per costruire il Mark-8, l’utente avrebbe dovuto innanzitutto acquistare, dalla stessa Radio Electronics, il manuale completo e comprensivo di 48 pagine di istruzioni dettagliate.
Quindi, sarebbe poi iniziata una sorta di “caccia al tesoro” nel tentativo di scovare tutti i componenti necessari.
Al fine di facilitare la ricerca, vennero comunque forniti alcuni nomi e indirizzi di compagnie americane dalle quali era possibile procurarsi i vari materiali.
Furono circa 75.000 gli appassionati di home-computing ad ordinare la guida completa, sebbene in pochissimi riuscirono ad assemblare interamente il sistema e il numero di sperimentatori che riuscirono a metterlo effettivamente in funzione resta ad oggi sconosciuto.
Inoltre, la rapida scomparsa del Mark-8 fu favorita dal lancio sul mercato, di lì a pochi mesi, del più fortunato Altair 8800: per un prezzo analogo si poteva infatti disporre di un kit completo di tutte le componenti elettroniche necessarie o scegliere di acquistare, ad un costo leggermente superiore, lo stesso microcomputer già assemblato.