C’è un Mark Zuckerberg uomo e c’è un Mark Zuckerberg ragazzo. C’è un Mark Zuckerberg ricco e c’è un Mark Zuckerberg “umano”. C’è un Mark Zuckerberg impegnato e c’è un Mark Zuckerberg che si diverte, suona la chitarra, cena con gli amici. C’è un Mark Zuckerberg in giacca e cravatta e c’è un Mark Zuckerberg innamorato. C’è un Mark Zuckerberg personaggio, che trapela da eventi, convegni e presentazioni. Ma c’è anche un Mark Zuckerberg privato, ed emerge paradossalmente dove nessuno se lo aspetta: su Facebook.
Con il cambio delle regole relative alla privacy sul social network, molte sono state le polemiche relative al fine ultimo delle modifiche apportate. Secondo molti commentatori, infatti, regole promosse come meccanismo per mettere nelle mani degli utenti ogni singolo parametro del proprio account comporrebbero in realtà una struttura tale da aprire un maggior numero di informazioni al pubblico dominio. La privacy sarebbe il mezzo, quindi, per giungere ad un profilo del social network più “vendibile” ai motori di ricerca, portando maggior valore nelle mani del network. Il teorema accusatorio sembrava aver avuto una dimostrazione inattesa a comprovare la tesi contraria alle nuove impostazioni: il profilo su Facebook del suo rappresentante primo, Mark Zuckerberg.
Il profilo di Zuckerberg ha aperto ad utenti terzi l’intera gallery, in precedenza nascosta. Si vede Zuckerberg con la fidanzata Priscilla Chan, con gli amici, al pc ed alle prese con una chitarra. Oltre 200 immagini sono state portate online, palesando così potenzialmente come il cambio delle impostazioni potesse creare involontarie aperture, possibili imbarazzi e potenziale danno per l’intera community da 350 milioni di utenti.
Mark Zuckerberg e Priscilla Chan
Va ricordato come le modifiche alla policy del gruppo siano emerse dopo averle preannunciate in largo anticipo, dopo aver diramato un apposito avviso ad ogni singolo utente alla prima connessione dopo il cambio, portando avanti esplicite spiegazioni circa le modifiche apportate. La superficialità con cui gran parte dell’utenza tiene in considerazione tali cambiamenti (soltanto il 20% avrebbe messo mano alle proprie impostazioni), però, apre ai problemi contestati e l’improvvisa apertura dell’account di Zuckerberg sembrava configurarsi come la pistola fumante.
Zuckerberg ha presto smentito ogni voce, togliendo ossigeno alle tesi accusatorie. L’apertura non è stata involontaria e, anzi, l’utente numero 1 del social network ha invece voluto dimostrare come sia possibile controllare i propri contenuti con consapevolezza. L’apertura è un segno alla community, quindi: la privacy è nelle mani degli utenti. Facebook l’ha soltanto soggiogata a strumenti nuovi, le cui impostazioni standard sono però oggi nuovamente nell’occhio del ciclone.