Negli strati sotterranei meno profondi in varie regioni su Marte è presente acqua in forma di brina, documentati nel 2015 dalle analisi della sonda Curiosity della NASA. Ora nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience dai ricercatori del Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology di Pasadena, guidati da Vlada Stamenkovic, ha dimostrato come l’acqua potrebbe essere in grado di contenere ossigeno per sostenere la vita di batteri aerobici o spugne.
L’obiettivo è sempre lo stesso: capire, dimostrare e chiarire se e come Marte possa ospitare forme di vita, anche durante il suo lunghissimo passato. Non sono di certo poche le differenze tra la Terra e Marte. Sulla prima tutte le forme di vita multicellulari basano il proprio metabolismo sulla respirazione aerobica e hanno bisogno chiaramente di un’atmosfera ricca di ossigeno, che sul nostro pianeta è al 21% in volume.
Su Marte la situazione è ben diversa, l’atmosfera ha una pressione di 6,1 millibar, circa 6 millesimi di quella terrestre. Con i rover su Marte sono state trovate solo tracce di ossigeno, ma ora il suo ruolo sta diventando importante grazie alle recenti scoperte. Ad esempio quella di brine sulla superficie del pianeta rosso, che può dare vita a flussi di acqua liquida salata. In particolare i ricercatori del Caltech hanno calcolato la quantità di ossigeno che può essere sciolta in acqua salata a diverse condizioni di pressione e temperatura presenti sulla superficie di Marte o poco al di sotto di essa.
Ci potrebbe essere quindi ossigeno sufficiente per ospitare la vita nell’acqua salata di Marte, compreso il lago scoperto dal radar italiano Marsis, della sonda europea Mars Express. Questo è un risultato che andrà verificato con delle prove sul campo, si tratta di una serie di esperimenti e ipotesi che dovranno essere verificate nelle future missioni su Marte.
“I nostri calcoli indicano che in un serbatoio d’acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto. Non sappiamo se Marte abbia mai ospitato la vita, ma i nostri risultati estendono la possibilità di cercarla“, hanno detto i ricercatori.