L’uomo andrà su Marte, prima o poi. Ci sta lavorando la NASA e anche realtà private come SpaceX hanno già esplicitato l’intenzione di voler puntare al pianeta rosso. Le sfide da affrontare, ancor prima di mettersi in viaggio, sono però molte. Una di queste riguarda la salute degli astronauti, un tema già affrontato anche su queste pagine. Una nuova ricerca mette in guarda su pericoli per l’organismo fino ad oggi sottovalutati e sottodimensionati.
Lo studio è stato condotto dallo scienziato Francis Cucinotta della University of Nevada e pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Fa riferimento a un modello che simula gli effetti dell’esposizione prolungata dei tessuti umani ai raggi cosmici: si parla del rischio di contrarre un tumore molto più elevato rispetto a quanto stimato fino ad oggi, poiché le radiazioni andrebbero a impattare sul comportamento non solo delle cellule direttamente affette da mutazione, ma anche su quelle vicine, seguendo una dinamica che in radiobiologia viene definita effetto spettatore.
A ben poco servirebbe la schermatura delle tute di protezione attualmente impiegate. Lo studio ha come obiettivo non quello di spegnere sul nascere gli entusiasmi legati a una missione umana su Marte, bensì stimolare la comunità scientifica affinché possano essere escogitate e sviluppate soluzioni più efficaci per garantire la tutela della salute e la sopravvivenza degli astronauti coinvolti nel viaggio.
Si tenga infatti in considerazione che, oltre a un viaggio dalla durata di diversi mesi (circa sei per la sola andata, sfruttando gli attuali sistemi di propulsione), l’equipaggio dovrebbe stazionare sul pianeta rosso per un anno e mezzo attendendo che le orbite (quella terrestre e quella marziana) riportino i due astri alla distanza minima da percorrere. Si parla dunque di una durata pari almeno a 30 mesi, secondo una stima indicativa, un periodo prolungato che causerebbe una notevole esposizione dell’organismo alle radiazioni nello spazio.