Da qualche tempo Apple ha lanciato il progetto “Masterizzato per iTunes“, ovvero dei file musicali digitali di qualità decisamente migliore rispetto ai comuni download disponibili sia sul negozio virtuale targato mela che in Rete. In molti, tuttavia, si sono chiesti se questo miglioramento di qualità davvero fosse percepibile all’orecchio umano, tanto da indurre Ars Technica ad effettuare un test.
Per poter entrare a far parte di “Masterizzato per iTunes”, le case discografiche e gli artisti devono seguire una speciale procedura, affinché gli AAC a 256 kbps rispondano ai requisiti minimi di Apple. Ars Technica ha voluto confrontare questi file con delle registrazioni non compresse, prese direttamente in formato WAV da alcuni CD.
Il risultato sembrerebbe essere davvero brillante, almeno dal punto di vista soggettivo. La testata ha infatti assoldato due esperti in registrazione, Jason Ward e Bob Weston del Chicago Mastering Service, e li ha sottoposti all’ascolto. Questi i risultati:
«Abbiamo chiamato in aiuto Jason Ward e Bob Weston, ingegneri del Chicago Mastering Service, entrambi inizialmente molto scettici su qualsiasi tweak che avrebbe potuto portare a una migliore esperienza di iTunes. Abbiamo imparato come sia assolutamente possibile migliorare la qualità dei file compressi di iTunes Plus con un po’ di lavoro, come il migliorato processo di compressione Apple davvero porti a un suono migliore e come i file da 24/96 non siano un buon formato per i consumatori.»
Ars Technica, tuttavia, afferma come vi sia una “componente sensoriale” che non può essere scissa dal giudizio. Sebbene alcuni rilevamenti di qualità possano essere misurati tramite appositi strumenti che analizzano l’onda sonora generata dal brano, molti altri fattori chiave dipendono dalla sensibilità d’udito dell’ascoltatore. Con esperti in questo campo l’esperimento ha avuto sicuramente successo, ma l’utilizzatore occasionale sarà in grado di accorgersene?