Una domenica sera all’insegna della webtax. Nel giro di un paio d’ore, Radio Radicale trasmetteva una tavola rotonda nella trasmissione “Presi per il web”, a “Che che tempo che fa” il segretario del PD, Matteo Renzi, rispondeva alla domanda del conduttore sul provvedimento appena votato nella legge di stabilità, dandone, come già in precendenza nel suo intervento all’assemblema del partito, un giudizio schiettamente negativo.
Dopo aver parlato del suo job act, il piano per il lavoro che ha intenzione di proporre a gennaio, Renzi ha risposto a una domanda di Fabio Fazio che riprende l’interrogativo di Webnews a proposito del voto di venerdì e l’occasione del semestre europeo: le regole fiscali comuni in tutta Europa, per evitare questa elusione, devono essere il tema del semestre europeo italiano? La risposta del segretario ha subito precisato la natura della webtax:
La webtax non è stata proposta dal PD, ma da un parlamentare del PD e gli abbiamo spiegato che non era il caso. (…) Sono d’accordissimo sul tema, il punto è come lo affronti. Ci sono paccate di trattati fiscali europei per cui su questa cosa ci aprono una infrazione e ci fanno pagare i danni. Facciamo le cose per bene: Internet ha creato 700 mila posti di lavoro in 15 anni e può crearne altrettanti nei prossimi tre, se creiamo le condizioni per cui Internet sia uno strumento di servizio – c’è l’agenda digitale – se però la prima cosa che noi decidiamo è una normativa che è contro quella europea ci tiriamo la zappa sui piedi. Arriviamo prima al semestre europeo, ragioniamo anche di webtax.
La tavola rotonda su Radio Radicale
Interessante la tavola rotonda – che si può riascoltare in podcast – di “Presi per il web”, dove hanno partecipato due esponenti di spicco della parte pro-webtax come Andrea Pezzi e Raffaele Barberio, mentre per la parte contraria alla webtax è intervenuto il giornalista dell’Espresso, Alessandro Gilioli, che dalle sue pagine di “Piovono rane” non ha mancato in queste settimane di lanciare strali contro l’iniziativa di Francesco Boccia che ha trovato sponda nella Commissione Bilancio fino a diventare parte della legge di stabilità (oggi al Senato), e il professore Carlo Alberto Carnevale Maffè, durissimo anch’egli sulla webtax.
@andreapezzi su #webtax:"E' un'ottima legge, anche solo per il dibattito che ha sollevato"
— PresiperilWeb (@PresiperilWeb) December 22, 2013
@piovonorane su #webtax : "Abbiamo fatto una figuraccia come Paese che ha una visione arretrata sulla legislazione in meteria di digitale"
— PresiperilWeb (@PresiperilWeb) December 22, 2013
@rafbarberio su #webtax e UE: "Sulle tasse lo Stato italiano è sovrano" @piovonorane : "Siamo sovrani fino ad un certo punto"
— PresiperilWeb (@PresiperilWeb) December 22, 2013
@rafbarberio su #webtax : "L'odg che dovrebbe fermare la legge non è uno strumento di così grande potere"
— PresiperilWeb (@PresiperilWeb) December 22, 2013
Il dibattito, durato 56 minuti, ha ruotato attorno alla solita questione, forse irrisolvibile fino a parere ufficiale di Bruxelles: quanto la giustezza di principio della webtax è compatibile con le norme, antiquate quanto si vuole ma tutt’ora vigenti, del vecchio continente? La palese inadeguatezza del modello europeo che ha liberalizzato le merci senza armonizzare fisco e regole di controllo, causando mostruose ingiustizie (in Italia, ad esempio, riguarda anche la filiera alimentare) è ancora sostenibile? Oppure un’azione, anche provocatoria, di un singolo stato vale più di tutte le riunioni dei consigli europei?
Difficile rispondere, ma certamente ha ragione Barberio quando lamenta un eccesso di zelo di certa informazione, che nei giorni passati ha trasformato il parere al volo e dubbioso di un portavoce di un commissario europeo nella «bocciatura» ufficiale EU della webtax, e in alcune invenzioni come la necessità della notifica prima dell’approvazione (falso) e la certezza di infrazione sulla questione partita iva, che invece riguarda un terreno di sovranità nazionale.
L’unica cosa certa sulla webtax è che continuerà a tenere banco.