Max Mosley, ex presidente della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile), torna a scontrarsi con Google. Si ripete quanto già visto lo scorso anno in Francia e in Germania, questa volta però nel Regno Unito, dove i legali del 74enne dirigente britannico hanno intentato una causa nei confronti del motore di ricerca, accusandolo di continuare a visualizzare all’interno delle SERP le immagini relative allo scandalo sessuale che lo ha visto coinvolto nel 2008.
Una vicenda finita in un primo momento sulle pagine del settimanale britannico News of the World e rimbalzate poi sui portali Web di tutto il mondo, con la pubblicazione di fotografie e video che raffigurano Mosley durante un festino a luci rosse, in compagnia di donne vestite con uniformi naziste. Ora il dito viene puntato nuovamente contro bigG. Un portavoce della società ribadisce, attraverso le pagine del Telegraph, l’impegno fin qui profuso dal gruppo per rispondere alle richieste del diretto interessato.
Abbiamo lavorato con Mr. Mosley prendendo in considerazione le sue preoccupazioni ed eliminando centinaia di URL che ci ha notificato.
Alla luce della recente sentenza della Corte di Giustizia Europea su quanto concerne il diritto all’oblio, le richieste di Mosley potrebbero assumere una diversa valenza rispetto al passato nella valutazione finale del giudice. Quanto dichiarato da Google lo scorso anno in merito alla causa francese (“In numerose sentenze, la Corte Europea ha stabilito che i filtri rappresentano strumenti capaci di mettere a rischio la libertà d’espressione, minando il diritto fondamentale di accesso alle informazioni”) potrebbe essere ora privo di fondamento. Usare il condizionale è comunque d’obbligo, in quanto il motore di ricerca ha espresso fin da subito l’intenzione di tener conto di alcuni criteri in fase decisionale, ovvero quando si tratta di stabilire se accogliere o meno una richiesta di cancellazione dei link dalle SERP.
Quando si tratta di determinare ciò che è di pubblico interesse, prendiamo in considerazione una serie di fattori che includono: se le informazioni si riferiscono a un politico, una celebrità o altre figure pubbliche.
Max Mosley rientra senza alcun dubbio nella categoria “celebrità”, dunque anche i contenuti inerenti alla spinosa vicenda del 2008 potrebbero essere considerati di pubblico interesse e di conseguenza continuare ad essere indicizzati. Una volta di più si manifesta l’esigenza di un dialogo approfondito sulla questione, che può essere intavolato solo coinvolgendo realtà esterne a bigG o a chi si trova nella posizione di appellarsi al diritto all’oblio. Per questo il gruppo di Mountain View si è già portato avanti con il lavoro, nominando un comitato di esperti che, tra le altre cose, potrà dire la propria su situazioni delicate come questa. Il team di avvocati dell’ex numero uno FIA dichiara comunque che la nuova causa intentata nel Regno Unito non ha nulla a che fare con la recente sentenza europea.