È un momento molto delicato per le borse di tutto il mondo. Dopo la peggiore settimana dell’ultimo ventennio, si prospetta un attimo di relax prima di tornare a riaffrontare i problemi internazionali del credito, ma nel frattempo sarà la volatilità a dettar legge: speculazioni e manovre d’assalto potrebbero lasciare gli indici sulle montagne russe per un po’, ed in questo caos potrebbe facilmente nascondersi una infida manovra di malainformazione fraudolenta. Internet, in tutto ciò, potrebbe avere ruolo centrale divenendo canale preferenziale d’attacco.
Da mesi, ormai, si parla del cosiddetto “Pump&Dump“. La truffa consiste nell’acquisto di azioni di scarso valore, nell’invio di mail contenenti false notizie sulle aziende correlate, nella conseguente vendita a prezzo (artificiosamente) gonfiato. A guadagnarci è lo scammer che ha ideato l’iniziativa, a perderci è l’utente che ha creduto nelle false informazioni diffusesi, con danni complessivi valutabili su cifre ormai di tutta importanza. Secondo McAfee pericoli di questo tipo sono ora destinati a moltiplicarsi: gli effetti dirompenti della crisi delle borse rischiano infatti di nascondere nel caos i tentativi truffaldini, permettendo a malintenzionati di agire senza dar nell’occhio.
Un ulteriore esempio (pur permanendo nel caso specifico l’assenza di prove concrete sulla reale intenzione fraudolenta) è nella notizia diffusasi a proposito dell’attacco cardiaco di Steve Jobs. La notizia si è subito rivelata fasulla, ma la diffusione su un sito che senza verifica alcuna ha portato il tutto sulle pagine online della CNN ha immediatamente affossato il titolo, costringendo Apple ad una smentita ufficiale sollecita. Tutto inutile, comunque: il titolo AAPL chiuse la giornata in grave ribasso, e tutto ciò per esclusiva colpa di un articolo burla e del conseguente panico finanziario generatosi.
Un esempio del tutto particolare è invece relativo a Microsoft: nei giorni in cui vengono diffuse le informazioni relative ai bug trovati nei sistemi di Redmond, infatti, il titolo tende ad avere performance mediamente peggiori. Il giorno successivo al “patch day”, invece, il titolo tende a crescere in conseguenza del mancato panico. L’informazione allarmistica sulle vulnerabilità, infatti, riesce ad avere ripercussioni fino a Wall Street, registrando più vendite del solito e tornando all’attivo già nel giro di poche ore. Il tutto non ha motivazioni finanziarie né tecnologiche: trattasi semplicemente di “sensazioni” derivate da informazione urlata, in certi casi tendenziosa, in cui l’autore diviene responsabile diretto delle perdite altrui (non a caso Microsoft ha più volte chiamato in causa il proprio braccio legale per difendere l’azienda da attacchi mirati ai danni degli investitori).
Nel caos di questi giorni potrebbe bastare una mail ben composta o una news mirata per solleticare l’entusiasmo di quanti sono pronti a riportare capitale in borsa, rischiando tutto pur di cavalcare la possibile ondata di rialzi in arrivo. In una fase tanto complessa la bontà delle proprie fonti di informazione diviene determinante, discriminante tra il grande successo e la grande disfatta. McAfee ha lanciato l’allarme: le tentazioni per gli scammer potrebbero essersi fatte estreme e nei prossimi giorni potrebbero moltiplicarsi i tentativi di truffa con matrice finanziaria. Utente avvisato, (si spera) mezzo salvato.