La sfida tra Barack Obama e John McCain continua anche dopo la sfida che ha portato il senatore dell’Illinois alla Casa Bianca. Ora è una sfida di principio, di quelle che estendono sull’economia tutta una serie di conseguenze che hanno peraltro lo stesso odore dei soldi che smuovono. McCain vs Obama è oggi una sfida che non ha più il sapore elettorale, ma soltanto quello tecnico/economico: al centro di tutto v’è la Net Neutrality, che Obama promuove e che McCain sfida ora a spada tratta.
Il mese scorso la Federal Communications Commission (FCC) ha diramato il proprio manifesto per la Net Neutrality spiegando, per voce del Presidente Julius Genachowski, come e perché l’autorità intenda imporre alle aziende il rispetto di una serie di principi fondamentali a garanzia dell’equo sviluppo della Rete e delle sue dinamiche. La proposta odierna del senatore McCain prende il nome di “Internet Freedom Act of 2009” e, sventolando il medesimo vessillo della libertà, gira però completamente la frittata a favore delle grandi telco schierate contro l’invadenza governativa.
La FCC, in sostanza, intende imporre ai gestori della Rete l’assenza di filtri e discriminanti, così che ogni bit sia uguale ad un altro e tutti abbiano medesima dignità. Un principio simile è utile al fine di vietare comportamenti che possano affondare servizi o aziende (il VoIP in primis). Ma è un principio avversato dalle telco, le quali chiedono invece di poter filtrare il traffico al fine di meglio organizzarne il flusso sulla rete. Spiega David Cohen, Vice Presidente Comcast, che il suo gruppo non è d’accordo con le azioni della FCC, ma ne apprezza tuttavia l’impegno per garantire un’equo processo di esplorazione dei problemi esistenti: «Come la Broadband Task Force della FCC ha detto recentemente, possono servire 350 miliardi di dollari per costruire la rete a banda larga di prossima generazione in America, e la maggior parte dovrà venire dal settore privato e compagnie come Comcast. Noi continuiamo a sperare che ogni regola adottata dalla commissione non danneggi gli investimenti e l’innovazione che hanno reso Internet ciò che è oggi e che la renderanno sempre più grande domani». L’intervento, peraltro, si configura come una diretta risposta alle 24 firme in supporto della Net Neutrality che alcuni grandi gruppi della rete hanno raccolto per supportare i principi d’azione della FCC in vista della discussione in sede istituzionale delle regole proposte.
L’imposizione della Net Neutrality, insomma, renderebbe la rete del futuro meno monetizzabile e potrebbe depauperare anche gli accordi già in essere nel passato. McCain, improvvisamente divenuto difensore d’ufficio dei grandi Internet Service Provider USA, punta peranto sulla deregulation come forza che ha reso possibile l’esplosione delle infrastrutture, e chiede che la FCC rimanga lontana da una regolamentazione troppo rigida delle attività di gestione del traffico. Così facendo, spiega l’ex grande rivale di Obama, si lascerebbe alla Rete la libertà di cui necessita.
Nella lettera pubblicata sul proprio sito Web ufficiale, McCain parte da una massima di Ronald Reagan: «view of the economy could be summed up in a few short phrases: If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it». Nell’affrontare il tema McCain non lesina una guerra a tutto campo contro l’agire del Presidente Obama, suggerendo strane analogie con i principi (spesso francobollati come “socialisti” dai principali oppositori) già espressi con la riforma della sanità. McCain difende insomma la libera iniziativa imprenditoriale («Le regole uccidono l’innovazione»), difende la mano invisibile del mercato e chiede che la FCC si tenga lontana da ogni tentativo di regolamentare il settore.
Il team di Obama guarda essenzialmente agli utenti, al servizio ed alla regolamentazione dei comportamenti delle aziende. Il team di McCain difende gli interessi di chi investe, cercandone la tutela in una legge che tenga fuori la FCC dalla gestione del broadband. La sfida torna ad infiammarsi, ed il campo di applicazione è la Rete.