«Nuova ordinanza del Tribunale di Roma: respinto il reclamo di Youtube e confermato il provvedimento emesso il 16 dicembre che condannava l’azienda web a rimuovere dai server tutti i contenuti illecitamente caricati. Il riferimento specifico è agli spezzoni di “Grande Fratello” ampiamente in testa nelle classifiche dei video più cliccati». La nota è di un comunicato stampa Mediaset, da cui giunge conferma del respingimento dell’appello portato avanti dai legali di Google contro il blocco dei filmati che gli utenti hanno caricato sulla più nota repository video al mondo. La prima sentenza aveva premiato il teorema Mediaset lo scorso Dicembre dando il “La” ai richiami di un Fedele Confalonieri determinato nel chiedere un intervento legislativo del Governo volto alla tutela degli investimenti di chi produce contenuti.
«Questa nuova ordinanza si inserisce nella causa iniziata nel luglio 2008 da Mediaset contro Youtube e rafforza ulteriormente il principio della tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. Un principio che finalmente diventa patrimonio di tutti gli editori e che potrà essere applicato nei confronti di ogni sito web che viola la proprietà dei diritti altrui». L’interpretazione fornita da Mediaset differisce però da quella suggerita da Google, presso cui si tende a non generalizzare il valore della decisione ricordando come il giudice non sia entrato nel merito della più generale guerra legale in corso tra i due gruppi: «La decisione si limita ai video de “Il grande fratello 10” e non si riferisce al merito della causa intentata da Rti a YouTube, che è ancora in corso».
«L’ordinanza odierna ribadisce infatti che anche i siti come Youtube devono rispondere alle consuete regole commerciali: contrariamente a quanto avveniva finora, da oggi solo chi investe in contenuti ha il diritto di sfruttarli economicamente anche online attraverso la raccolta pubblicitaria o altre fonti di ricavo. Ne consegue, e l’ordinanza lo stabilisce espressamente, che gli oneri tecnologici per ottenere il rispetto di tale diritto non possono essere a carico di chi ne è titolare». Anche in questo Google ha opinione del tutto opposta, ed a poche ore dalla sentenza torna a ribadire la necessità da parte di Mediaset di aderire al programma Content ID così che il sistema possa identificare e filtrare i contenuti che il gruppo intende proteggere.
Il concetto è chiaro: Mediaset cerca nella sentenza la natura di una vittoria definitiva, mentre Google confina il tutto ad un caso circostanziato a cui non poter attribuire significato generale. Da Cologno Monzese giunge un motto di sfida diretto: «Da oggi si apre quindi una nuova era per tutti gli editori italiani che potranno stringere rapporti economici con gli operatori internet, ognuno nel rispettivo ruolo, sulla base di un nuovo contesto di regole chiare e definite». Google ha dalla propria 1000 partner (tra i quali anche la RAI) e sbandiera cotanta collaborazione come dimostrazione prima della propria buona volontà. Il 1 Febbraio scorso Hollwood Reporter indicava la prossimità di un accordo tra le parti basato su di un compenso economico oltre al coinvolgimento di Publitalia nell’advertising di Big G. La sentenza e le dichiarazioni delle ultime ore sembrano smentire però definitivamente l’ottimistica prospettiva delle fonti anonime riportate.
Fin qui i fatti. Inutile sottolineare l’importanza della sentenza ed inevitabile è l’estenderne il valore a qualcosa di molto più vasto che non le il solo impedimento relativo alle immagini del Grande Fratello. In ballo v’è un principio che Mediaset nega e che Google pretende. Ed il dibattito, acceso dalla miccia italiana, è destinato ad essere esteso all’Unione Europea, ove il gruppo di Mountain View tenterà presumibilmente di far valere il proprio credo in una distribuzione controllata basata sulla collaborazione con i titolari dei contenuti.